Inutile pensare che siano semplicemente questioni americane: se SOPA e PIPA giungeranno all’approvazione, gli effetti funesti di due normative di questo tipo andranno a riverberarsi in tutto il mondo direttamente, portando una nuova pressione ed un nuovo clima attorno a quei Governi che più di altri sono ben disponibili a salire sul carro del copyright-a-tutti-i-costi. La protesta che oggi avrà luogo su di un gran numero di siti Web, quindi, non può essere archiviata semplicemente come una questione d’oltreoceano: la SOPA riguarda tutti e tutti avranno modo di impattare nelle prossime ore in siti oscurati, banner di protesta o articoli come il presente per poter approfondire la questione.
Cosa è la SOPA/PIPA?
Senza il bisogno di conoscere i dettagli della questione, sia sufficiente far riferimento alla SOPA in relazione ai contenuti della Stop Online Piracy Act, proposta di legge che negli Stati Uniti si sta portando avanti per effettuare un importante giro di vite sulla lotta alla pirateria online. La normativa rappresenta un intervento che sposta gli equilibri attuali della questione, mettendo nelle mani delle autorità molti più strumenti per chiudere siti Web, fermare servizi, controllare gli utenti e così via. Come sempre, però, maggior controllo significa anzitutto minor libertà e solo in certi casi, ed in misura tutta da valutare, eventuali ripercussioni positive anche in termini di tutela dei diritti d’autore.
La PIPA (Protect IP Act) è una proposta gemella che rappresenta per molti versi il braccio armato della SOPA, offrendo soprattutto all’industria del copyright gli strumenti necessari per imporre con le buone o con le cattive la tutela dei propri marchi e dei propri contenuti.
Mentre sulla PIPA c’è già stato un primo passo indietro da parte degli stessi proponenti (ivi compreso il discusso on. Lamar Smith), sulla SOPA è stata la Casa Bianca a chiedere un momentaneo ripensamento, imponendo una pausa di riflessione utile a far chiarezza sulle questioni rimaste in sospeso. L’entourage di Barack Obama ha imposto alle parti in causa di discutere una soluzione collettiva, chiedendo a tutti di interagire costruttivamente invece di scadere in semplici proteste senza controproposte.
La protesta
Nonostante gli inviti alla costruttività, la protesta è un passo inesorabile dello scontro in atto: così come i proponenti non hanno ancora ritirato ufficialmente le proprie bozze (sebbene ormai la cosa venga data ufficiosamente per scontata), allo stesso modo gli oppositori non si sono defilati e sono pronti a far sentire con forza la propria voce. Ed agiranno sulla Rete, ove la SOPA/PIPA intende agire, partendo da un’idea dal forte timbro… italiano.
L’invito alla sommossa parte infatti da Wikipedia. Sulla scia di quanto posto in essere da Wikipedia Italia contro il famigerato “comma 29”, anche la versione USA dell’enciclopedia libera (con il diretto benestare del fondatore Jimmy Wales) ha annunciato pertanto una giornata di auto-oscuramento, un modo per dimostrare a tutti un assaggio di quel che potrebbe accadere se la SOPA andasse in porto. La protesta di Wikipedia è stata immediatamente avversata da Dick Costolo (Twitter), secondo cui trattasi di una manifestazione poco intelligente a cui il social network a 140 caratteri non intende allinearsi.
Wikipedia, però, non è rimasta sola. La giornata di protesta è infatti portata avanti anche con il supporto della Fondazione Mozilla, di Creative Commons, della Electronic Frontier Foundation, della Free Software Foundation ed altri ancora. Anche Google partecipa a modo suo alla protesta, prendendo posizione contro la SOPA senza oscurare la propria homepage, ma impreziosendola comunque con un avviso esplicito. WordPress, Internet Archive, Greenpeace e molti altri sono pronti ad allinearsi e l’elenco completo sarà stilabile presumibilmente soltanto a bocce ferme, a giornata terminata.
Chiunque può partecipare
Chiunque può partecipare alla protesta e, anzi, i promotori invitano tutto il mondo a far propria la protesta contro la SOPA agendo proattivamente tramite un auto-oscuramento dei propri siti Web. Il sito SopaStrike.com è stato progettato con questa specifica finalità: offrire tutte le informazioni sul problema, raccogliere proteste da tutto il mondo e tentare di moltiplicare l’eco. Il sito suggerisce inoltre una apposita pagina da sostituire alla propria homepage come forma di black-out volontario, organizzando così attorno ad una forma precisa la protesta in atto. Un apposito plugin, addirittura, è stato messo a disposizione da WordPress per partecipare alla protesta in automatico, con modalità sincronizzate e fatte proprie con una semplice installazione.
12 ore di black-out saranno poco più di un simbolo, ma sarà un simbolo forte, che si riverbererà su tutte le future mosse che il post-SOPA potrebbe veder organizzate: la Rete si muove e, anche se non succede in modo compatto, succede comunque con grandi forze messe in campo in modo strutturato. Il giorno della grande protesta, insomma, lascerà un segno. Comunque vada.
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Update
Con una comunicazione ufficiale il proponente della SOPA, Lamar Smith, ha annunciato il ritiro temporaneo della proposta, che verrà però riconsegnata al voto nel mese di febbraio. Tutto rinviato, insomma: una battaglia vinta, ma la guerra non è finita.