La PIPA perde i pezzi. Se dapprima è stata annunciata la decurtazione dei filtri DNS (tagliando in buona sostanza uno degli elementi più spinosi dell’intera questione), ora sembra venire meno l’appoggio di quanti già si erano schierati a favore della proposta. Soffia un vento contrario, insomma, che potrebbe a questo punto non mandare mai in porto la legge.
Nella giornata di ieri la sommossa contro SOPA e PIPA ha portato Lamar Smith a rinviare al mese di febbraio ogni ulteriore discussione sul caso. Quello che sembrava una sorta di atto dovuto alla luce della protesta internazionale sviluppatasi sul Web, potrebbe invece essere un atto necessario: il partito pro-SOPA e pro-PIPA sembra infatti perdere i pezzi, portando vari senatori sul fronte opposto sulla scia del movimento popolare che ha preso corpo grazie al grido d’allarme lanciato da Wikipedia, Google, WordPress, Microsoft, Facebook ed altri nomi ancora.
Sarebbero ormai 18 le defezioni registrate. Il senatore John Boozman, ad esempio, ha fatto sapere tramite la propria pagina Facebook di voler seguire il volere dei propri elettori e di invertire pertanto il proprio appoggio alla Protect IP Act, aprendo comunque ad una nuova formulazione della bozza.
Sembra essere questa la conclusione annunciata: quando si riapriranno i tavoli della trattativa, le parti saranno probabilmente più disponibili a venirsi incontro ed a cercare un equilibrio in grado di garantire anzitutto la libertà di espressione prima ancora che il copyright ed i suoi detentori. Questa l’indicazione della Casa Bianca, quantomeno. Il rinvio della SOPA al mese di febbraio allunga pertanto i tempi rendendoli meno definiti, meno stringenti e meno vincolanti: il dialogo può riprendere.
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