Finalmente la famosa catena dei caffè e cappuccini americana Starbucks sbarca in Italia. Tutti – o quasi – contenti, se non fosse una bufala. E che bufala, realizzata così bene da uno studente di grafica che ci sono cascati in migliaia.
È lo stesso Mario Macca a confessarlo, sul suo blog, in un post nel quale spiega la semplicità dell’idea: esercitarsi con il suo programma di fotocomposizione con una forma di comunicazione abbastanza riconoscibile. Esercizio dall’ottimo risultato, non c’è che dire, se la locandina creata per la fantomatica apertura delle sedi di Milano, Roma, Napoli e Venezia, ha collezionato molti clic.
“Un po’ di tempo e butto giù qualche idea, cercando di rimanere quanto più vicino possibile allo stile degli altri poster dell’azienda. Quindi salvo il tutto e carico sulla mia pagina Facebook, maccart. Che qualcuno ci sarebbe caduto e avrebbe creduto che il poster fosse vero, lo ritenevo sicuro. Ma da qui ad avere quasi 2000 condivisioni della foto in 3 giorni è un qualcosa di assurdo. (…) Non ci siamo ragazzi, SVEGLIATEVI dannazione. Siete davvero tutti così facilmente manipolabili? Io non avevo intenzione di creare un caso con quel poster (anche su Twitter fioccano i tweet sulla notizia dell’apertura di Starbucks in Italia) e voi ci siete cascati pienamente. Una qualsiasi persona può immettere notizie false e farle diffondere così rapidamente? Sono alquanto deluso, devo dirlo sinceramente.”
Non si vede la ragione però di tanta delusione: la verità è che i grandi numeri dei social network impediscono il riscontro delle informazioni (una deformazione professionale dei giornalisti: la maggior parte dei lettori, checché se ne dica, crede quasi istantaneamente a quanto legge), e la bufala non si è propagata irrazionalmente, dato che il segreto della sua propagazione è la verosimiglianza.
Un lavoro costruito quindi su riproduzione perfetta dello stile grafico e plausibilità dell’informazione spacciata per vera, quindi un po’ diverso da altre bufale di successo su Facebook, decisamente meno credibili.
Forse la vera delusione è che dovremo ancora fare a meno di questi bicchieroni pieni di caffeina che vediamo spesso in mano alle celebrities per le strade americane.