Hard disk: scendono i prezzi, ma senza fretta

Analisi sullo stato di salute attuale del mercato degli hard disk: scendono i prezzi, ma la situazione post-alluvioni non è ancora tornata alla normalità.
Hard disk: scendono i prezzi, ma senza fretta
Analisi sullo stato di salute attuale del mercato degli hard disk: scendono i prezzi, ma la situazione post-alluvioni non è ancora tornata alla normalità.

L’aumento dei prezzi degli hard disk, dovuto alle inondazioni che hanno sconvolto la Thailandia nello scorso autunno, ha avuto un forte impatto sul mercato internazionale di memorie e pc. A distanza di mesi dai disastri naturali verificatisi e dall’inizio delle ripercussioni sul mercato, è giunto ora il momento di fare il punto della situazione con il supporto dell’interessante analisi di ExtremeTech, che ha rivelato quella che sembra essere una poco piacevole verità: non è ancora il momento giusto per fare acquisti.

Il perché è presto spiegato. Rimettere in sesto le fabbriche è stata l’occasione per i produttori di aggiornare le linee di produzione. C’è stato oggettivamente un calo nei prezzi, rispetto a poco più di un mese fa, ma in generale non si è ancora tornati ai livelli pre-inondazione,  con la sensazione che la situazione resterà tale anche nei prossimi mesi. Il suggerimento più ovvio è pertanto quello dell’attesa, mentre chi avesse urgenza di un acquisto dovrà fare i conti con tariffari non ancora in linea con le attese.

Per fare un esempio pratico, un  Western Digital Caviar Green da 1TB ha oggi un prezzo di 109,99 dollari (un calo del 21 percento nelle ultime quattro settimane), ma un consumatore potrebbe trovare conveniente acquistare il modello da 2 TB, con una velocità pari a 5400 RPM, ma un prezzo superiore di appena cinque dollari. Sono al contrario aumentati i prezzi delle unità Samsung e Seagate da 1 TB, anche se è previsto un netto calo nelle prossime settimane.

Il fenomeno da valutare però è un altro, e consiste nella totale sparizione dai listini dei rivenditori di vecchi modelli, come il VelociRaptor da 600 GB, diventato un oggetto più unico che raro.

A spiegare il perché interviene Kris Kubicki di Dynamite Data, società di analisi in tempo reale sul mercato che si occupa di tenere traccia dei movimenti degli hard disk sul territorio statunitense. Quanto sta succedendo, illustra, era largamente prevedibile già in ottobre. Nel rimettere in sesto i propri impianti produttivi, le aziende hanno deciso di favorire la produzione in massa dei modelli più recenti, eliminando in certi casi le SKU più obsolete non particolarmente redditizie.

Ma ci sono altri due motivi per cui i prezzi non stanno scendendo velocemente come auspicato dai consumatori. In primo luogo, bisogna tenere a mente che rimettere in sesto le scorte di hard disk necessarie a soddisfare la domanda richiederà ancora un po’ di tempo. La seconda ragione è semplicemente un’operazione logica da parte di produttori: mantenere i prezzi elevati, rafforzando nel frattempo i controlli nell’inventario, darà modo di ottenere quelle entrate “extra” nel processo di riassestamento senza appesantire dei bilanci già gravemente falcidiati dall’ultimo trimestre 2011.

Una situazione ancora difficile, quindi, destinata a sbrogliarsi di questo passo solo nei prossimi mesi se non addirittura nella seconda metà del 2012. Senza contare che il mercato degli SSD non ha avuto il successo auspicato in conseguenza della crisi degli hard disk: ancora troppo alto il prezzo specifico dei singoli GB per attirare realmente i consumatori in massa.

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