La Commissione Europea ha accolto di buon grado la proposta dell’ACTA, l’Anti-Counterfeiting Trade Agreement, la nuova misura che si propone di combattere la pirateria in Rete senza – almeno dal punto di vista degli intenti – limitare la libertà degli utenti. Me evidentemente in quel di Strasburgo, sede del Parlamento Europeo, non tutti hanno apprezzato questo coro entusiastico di lodi: Kader Arif, relatore UE proprio per l’ACTA, si è infatti dimesso per protesta dalle sue funzioni. E tutto ciò mentre a Tokio l’UE metteva nero su bianco il proprio appoggio al famigerato documento.
Arif, deputato algerino naturalizzato francese e membro del Gruppo dell’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici, ha denunciato il processo che ha portato alla firma del trattato, un provvedimento che non ha visto la consultazione con la società civile, carente in termini di trasparenza, preoccupante per le modalità con cui avrebbe scavalcato la sovranità accordata al Parlamento Europeo. Le dure parole sono riportate in un lungo intervento sul suo sito ufficiale, dove il politico ha acceso la miccia di quella che si configura come una delle polemiche più dure della storia della governance europea.
La Commissione Europea ha firmato oggi, a nome dell’Unione Europea, l’accordo commerciale anti-contraffazione, l’ACTA. Voglio denunciare nel modo più vivo l’insieme dei processi che ha portato alla firma di questo accordo: nessuna consultazione con la società civile, mancanza di trasparenza dall’inizio dei negoziati, ritardi ripetuti nella firma del trattato senza motivazioni plausibili, rifiuto delle raccomandazioni del Parlamento espresse in molteplici risoluzioni della nostra assemblea.
In altre parole, la Commissione Europea si sarebbe del tutto disinteressata delle linee guida impresse dal Parlamento, unico vero rappresentante della volontà dei cittadini dell’Unione. Una bagarre diplomatica, in fin dei conti, che stravolge i normali iter legislativi e politici a favore forse di qualche altro interesse sommerso. Ma non è tutto, perché secondo Arif la Commissione avrebbe cercato di accelerare i tempi d’approvazione, evitando così che la popolazione ne potesse essere debitamente informata.
Come relatore di questo testo, ho anche assistito a delle manovre inedite sui diritti di questo Parlamento, per imporre un calendario accelerato in modo che l’accordo venisse approvato prima che l’opinione pubblica ne fosse a conoscenza, privando di fatto il Parlamento Europeo dei suoi diritti d’espressione e degli strumenti a sua disposizione per portare le legittime rivendicazioni dei cittadini.
E dalle parole del deputato socialista emerge anche una seria preoccupazione, perché l’ACTA tutto sarebbe fuorché quell’intervento innovativo e egualitario così come la Commissione Europea l’ha presentato. Forti sarebbero le limitazioni pronte a colpire utenti, operatori di settore e la stessa politica, di cui Arif sente l’urgenza di una denuncia pubblica per informare tutti gli ignari cittadini:
Perciò, e lo sappiano tutti, l’accordo ACTA genera questioni, che si tratti del suo impatto sulle libertà civili, delle responsabilità che impone sui fornitori d’accesso a Internet, delle conseguenze sulla produzione di farmaci generici o della poca protezione che offre ai nostri indicatori geografici.
Questo accordo può avere delle gravi conseguenze sulla vita dei nostri concittadini, e per questo tutto è stato fatto affinché il Parlamento Europeo non avesse alcuna voce in capitolo. Perciò oggi, rimettendo questo rapporto su cui ho avuto incarico, desidero inviare un segnale forte e allertare l’opinione pubblica di questa situazione inaccettabile. Non parteciperò più a questa farsa.
Un j’accuse in piena regola, che apre la strada al dubbio non solo sulla bontà dell’ACTA, ma anche sulle attività della Commissione Europea. Quest’ultima non ha commentato ufficialmente le parole dell’ormai ex relatore, anche se fonti non confermate vedrebbero la Commissione stessa pronta a negare qualsivoglia modalità d’azione non legittima.
Un attacco, inoltre, che getta nuova ed ulteriore benzina sul fuoco: la strada verso l’adozione dell’ACTA, nonostante le firme già stipulate (ivi compresa quella del governo italiano), non sarà priva di ostacoli.