Kim Dotcom non potrà tornare a casa. La situazione prende per lui una brutta piega ed il caso Megaupload sembra destinato a fare le valigie, spostandosi dalla Nuova Zelanda agli Stati Uniti assieme all’imputato.
Il team legale di mr. Megaupload aveva fatto appello contro la prima sentenza che aveva negato la scarcerazione su cauzione: tra i motivi portati all’Alta Corte di Auckland v’erano problemi di salute (diabete e ipertensione) e la necessità di preparare al meglio la difesa legale in vista dell’imminente processo. La Corte non ha però dato credito a tali indicazioni e la richiesta èstata respinta.
Kim Dotcom dovrà rimanere in carcere poiché forte sarebbe il rischio di fuga dalla Nuova Zelanda. La destinazione possibile potrebbe essere la Germania, ove il fu Kim Schmitz potrebbe godere di una legislazione “amica” in termini di estradizione. Così non è invece in Nuova Zelanda, ove il 22 febbraio vi sarà la prima udienza per discutere della possibilità di trasferire direttamente sotto la responsabilità degli Stati Uniti i destini di Kim Dotcom, arrestato a suo tempo già su indicazione di DOJ ed FBI.
Kim Dotcom, 38 candeline spente nei giorni scorsi, avrebbe fatto propri 175 milioni di dollari in poco più di 6 anni, finendo nel mirino delle autorità USA in virtù dell’attività pirata veicolata sui server del gruppo. Tanto i server quanto le auto di lusso del numero uno di Megaupload sono ora sotto sequestro, ma il pensiero di Kim Dotcom non va più ai download: evitare le sbarre sarebbe oggi già un primo, improbabile, successo.