Google non ha esitato a rispondere all’Art. 29 Working Party, il ramo della Commissione Europea che nelle ore passate aveva scritto a Larry Page preannunciando approfondimenti circa la nuova policy sulla tutela della privacy. Google aveva annunciato la novità nei giorni scorsi raccogliendo immediati punti interrogativi tanto negli Stati Uniti quanto nel vecchio continente. Se negli States si è dato il via ad immediate audizioni, in Europa è stata scelta l’authority francese per la privacy (CNIL) come referente univoco per discutere il problema. Ma a nemmeno 24 ore dalla missiva europea, una lettera di risposta è già stata inviata con l’obiettivo di fare immediata, totale e trasparente chiarezza.
Anzitutto, Google spiega che la nuova policy è stata formulata con due finalità sostanziali: semplificazione e miglioramento dell’esperienza ricavata sui servizi del gruppo. La semplificazione è il risultato ottenuto dalla conglobazione di oltre 60 documenti in uno soltanto, consentendo così agli utenti di apprendere con molta più facilità quale sia l’approccio Google alla tutela dei dati personali. Il miglioramento dell’esperienza d’uso è invece il risultato dell’utilizzo promiscuo dei dati tra i diversi siti sotto la proprietà di Mountain View: è questo uno degli aspetti più delicati dell’intera questione, poiché se Google considera l’utilizzo dei dati in modo trasversale (definendo profili più precisi per le singole utenze) un servizio per il miglioramento della qualità complessiva dell’esperienza d’uso, i detrattori ritengono invece il tutto un escamotage finalizzato a migliori performance nell’advertising.
Google aggiunge inoltre tutta una serie di puntualizzazioni con cui intende dare una risposta ancor più precisa alle singole questioni sollevate:
- L’approccio alla privacy non è cambiato: Google ricorda il proprio impegno per trasparenza, sicurezza e controllo e le comunicazioni relative alla policy sarebbero infatti la dimostrazione prima dell’impegno del gruppo in tal senso. Google avrebbe inviato numerose notifiche agli utenti, così che possano essere ampiamente informati e consapevoli circa i cambiamenti in atto;
- Gli utenti continuano a mantenere possibilità di scelta e controllo sui propri dati, in quanto le modifiche maggiori sono relative a chi naviga sul sito sotto login su Google Account. Per questi ultimi è possibile comunque gestire le informazioni lasciate sui vari servizi, cancellando ad esempio le ricerche effettuate, la cronologia della navigazione su YouTube, eccetera. L’utilizzo della modalità “incognito” su Chrome, inoltre, consente di navigare al di fuori di qualsivoglia tracciamento ed in tal caso l’anonimato è direttamente a portata di click;
- La nuova policy per la privacy non incide in alcun modo su quanti hanno già scelto l’opt-out tramite gli appositi strumenti per la privacy offerti dal gruppo. Le informazioni private rimangono private, insomma, e l’update non comporta l’emersione in chiaro di alcuna informazione precedentemente segregata. Sotto questo punto di vista la stoccata indiretta sembra essere rivolta a Facebook ed ai problemi passati del social network: «L’aggiornamento intende rendere i nostri servizi più utili per gli individui e non tentano di rendere visibili informazioni a terze parti»;
- Non si va a raccogliere alcuna informazione aggiuntiva: le informazioni già esistenti vengono combinate e sfruttate le per finalità dichiarate, ma non si procede con la raccolta di alcun dato che non sia già in possesso di Google;
- Non viene venduto alcun dato personale. E non succederà nemmeno in futuro sotto la nuova policy.
La lettera pubblica, firmata dal responsabile Google per la privacy Peter Fleischer, chiude con la piena disponibilità a collaborare con la CNIL per giungere ad un chiarimento definitivo. La nuova policy entrerà infatti in vigore ufficialmente a partire dal 1 marzo e Google intende giungere all’appuntamento senza ulteriori complicazioni. L’UE ha chiesto una pausa di riflessione per avere il tempo di controllare che tutto sia conforme alle normative europee e tale approccio ha ricevuto anche il plauso di Viviane Reding a nome della Commissione Europea. Google ha manifestato immediato impegno collaborativo e piena apertura al dialogo. Ma è un dialogo che sta iniziando soltanto ora e che negli Stati Uniti non ha preso fin da subito la piega che il team di Mountain View auspicava.