Btjunkie, uno dei siti BitTorrent più visitati al mondo, ha deciso improvvisamente di chiudere i battenti. Nonostante il portale non sia mai stato coinvolto in azioni di legali, i fondatori hanno preferito tagliare la testa al toro e archiviare tutto prima che, sull’onda di quanto accaduto a Megaupload, qualcuno potesse “interessarsi” anche a loro. Nessun comunicato altisonante per comunicare la fine di un’avventura fortunata iniziata più di cinque anni fa, ma poche e semplici frasi di indubbia efficacia.
«Questa è la fine del percorso amici miei. Prendere questa decisione non è stato facile, ma abbiamo volontariamente deciso di chiudere tutto. Abbiamo combattuto per anni a favore del vostro diritto di comunicare, ma è giunto il momento di voltare pagina. È stata l’avventura di una vita, vi auguriamo ogni bene», si legge in una nota diramata nelle scorse ore sulle pagine del sito ufficiale (non accessibile dall’Italia se non tramite proxy a causa del divieto imposto dalle autorità).
Intervistato successivamente da TorrentFreak, il fondatore di btjunkie ha ammesso che le pesanti azioni legali avviate contro portali come Megaupload e The Pirate Bay hanno certamente contribuito a prendere questa difficile decisione. Nonostante ciò, non demorde e si dice sicuro che il panorama torrent non sia giunto al termine e che, anzi, la guerra è lungi dall’avviarsi a conclusione a favore della parte avversaria. Nel sostenere la battaglia, però, il diretto interessato si dilegua, fa un passo indietro e cerca riparo dietro una azione volontaria di allontanamento dalle minacce della legge.
Nonostante non sia mai stato preso particolarmente di mira dai proprietari di copyright, btjunkie venne segnalato all’ US Trade Representative nel mese di novembre, mentre la RIAA e la MPAA avevano elencato il sito tra i portali in cui la violazione di massa dei diritti d’autore veniva incoraggiata. Il sito è stato peraltro censurato da Google insieme a realtà altrettanto rilevanti come The Pirate Bay, RapidShare e uTorrent. Insomma, Btjunkie ha preferito chiudere baracca per sempre prima dell’arrivo di una tempesta in grado di spazzare tutto.
L’arresto di Kim Dotcom, prima ancora della chiusura di Megaupload, ha probabilmente lasciato il segno ove la coda di paglia rischia di prendere fuoco improvvisamente. La chiusura del sito si inserisce infatti all’interno di un corollario di passi indietro del tutto significativi: con Megaupload l’industria del copyright ha mandato a segno uno dei colpi più importanti della storia della lotta alla pirateria.