Ancora problemi di privacy in arrivo per Google. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, infatti, il gigante delle ricerche avrebbe agito in maniera illecita nella gestione dell’advertising visualizzato dagli utenti Apple, sia desktop che mobile. Alcuni ricercatori avrebbero individuato una porzione di codice atto ad eludere le misure di protezione allestite dalla compagnia di Cupertino per impedire l’installazione di cookie da parte di siti web non visitati direttamente dagli utenti, tracciando di fatto le relative abitudini di navigazione.
Mediante un exploit realizzato dagli ingegneri di Mountain View, quindi, Google sarebbe riuscita ad installare sui Mac e sui dispositivi iOS degli utenti che utilizzano il browser Safari per la navigazione una serie di cookie che, di norma, tale applicazione risulta essere in grado di bloccare. Il tutto sarebbe avvenuto illudendo il browser circa la provenienza dei cookie stessi, i quali risultavano essere mascherati da form inviato direttamente dall’utente ai server di Google, motivo per cui Safari non attuava alcun blocco preventivo.
Contattato dalla redazione del Journal per maggiori chiarimenti, il colosso delle ricerche sembrerebbe aver immediatamente disattivato tale exploit, il quale coinvolgerebbe circa un terzo dei 100 siti più visitati al mondo: da YouTube ad AOL, da About.com al New York Times, passando per numerosi altri portali i quali hanno così iniettato cookie indesiderati agli utenti. Nessuno dei siti coinvolti, però, sembrerebbe aver avvallato direttamente tale pratica, la quale sarebbe dunque stata messa in atto da Google per arricchire ulteriormente il proprio database e migliorare di conseguenza le proprie strategie di advertising.
“Big G”, insomma, avrebbe spiato numerosi utenti per tracciarne le attività online, senza che questi ultimi concedessero al gruppo il proprio consenso. Da Google, al momento, non è giunta alcuna dichiarazione ufficiale in merito, mentre Apple per mezzo di un proprio portavoce ha reso noto di essere al lavoro per risolvere la falla sfruttata per installare cookie sui device degli utenti. La vicenda rappresenta poi per l’azienda di Mountain View un’ulteriore freccia nella faretra di coloro che da lungo tempo cercano di dimostrare le continue violazioni della privacy da parte della stessa.