Il popolo della rete scatenato contro la televisione pubblica. Quando la settimana scorsa, negli stessi giorni del festiva di Sanremo, la Rai ha spedito un’ingiunzione di pagamento del canone a 5 milioni di imprese considerando un computer, uno smartphone e persino un sistema di videosorveglianza come un apparecchio televisivo, sembrava uno scherzo di carnevale: significherebbe un salasso di quasi un miliardo di euro.
Questo canone speciale che assomiglia tanto a una tassa tappa-buchi di bilancio non è andata già alle associazioni di consumatori e alle associazioni di categoria, che promettono battaglia. Ma anche il popolo della Rete non sta certo a guardare, perché nonostante non sia direttamente implicato (riguarda le imprese, non i singoli cittadini, ma con incredibili effetti: ad esempio i medici di base dovranno sborsare 470 euro perché possessori di un portatile connesso a Internet), è in discussione il concetto di neutralità del Web e della impossibile equiparazione tra apparecchi e trasmissioni di contenuti.
È Twitter, specialmente, ad aver preso in carico la protesta contro questa tassa che si candida a diventare la più odiata dagli italiani. Per seguire il dibattito c’è un hashtag che non potrebbe essere più esplicito: #raim**da. Per il momento – citando De Andrè – le contromisure si limitano all’invettiva, ma non è detto che la fantasia tipica dell’intelligenza collettiva non porti anche a forme più organizzate, come scioperi (qualcuno suggerisci di spegnere la televisione per una giornata intera) o manifestazioni contro questo balzello.
Sul social network si trovano ovviamente le battute ironiche, come @Padawan che promette di pagare a una sola condizione: che Belen continui a far vedere la famosa farfallina tatuata. Ma c’è anche chi ragiona, come @MatteoPepe, che sottolinea:
Il #canone #RAI sul mio computer da lavoro? già non vi basta averlo tassato con la #SIAE? adesso basta #raim**da
All’orizzonte anche una possibile censura: l’hashtag pare sia considerato volgare, c’è chi lamenta già il filtro di Twitter e suggerisce di modificare il termine con raime_da. Volgare o meno, le lettere di pagamento stanno arrivando, che poi qualcuno paghi è ancora tutto da stabilire.
Aggiornamento delle 16:35: scrive La Repubblica che “dopo le polemiche, dietrofront della televisione pubblica: imprenditori e liberi professionisti non dovranno versare la tassa richiesta nei giorni scorsi, a meno che i computer non siano utilizzati solo come televisori e l’azienda non abbia corrisposto il canone speciale“.