Microsoft ha lanciato un duro attacco contro Motorola pubblicando un lungo e dettagliato resoconto sui motivi per cui il gruppo di Redmond porterà al cospetto della Commissione Europea il comportamento della controparte. L’accusa è chiara e diretta, spiegata con un linguaggio chiaramente finalizzato a far capire la problematico anche a chi non è avvezzo al tema: Motorola intende far leva sui propri brevetti per uccidere i video online, accaparrandosi royalty impossibili in questo comparto e mettendo così in difficoltà estrema l’intera concorrenza.
Microsoft fa seguito alla denuncia già avanzata da Apple e rincara la dose: se tutti si comportassero come Motorola Mobility, la promessa “FRAND” non esisterebbe ed il mercato sarebbe letteralmente congelato dai brevetti.
FRAND, ossia “fair, reasonable, and non-discriminatory”. Sulla base dei principi di equità, ragionevolezza e non discriminazione, l’industria porta avanti una promessa sulla quale si basa l’intero equilibrio del mercato: chi possiede brevetti essenziali per il funzionamento di uno standard si impegna a metterli a disposizione degli altri a prezzi “FRAND”, così che chiunque possa accedervi. A suo tempo anche Motorola avrebbe accettato tale impegno in virtù dei propri brevetti sui video online e sulle connessioni Wi-Fi, salvo ora ritrattare: secondo Microsoft è questo un comportamento iniquo, inaccettabile e la cui responsabilità va a questo punto condivisa con il nuovo proprietario del gruppo, ossia Google.
L’esempio portato avanti da Microsoft è del tutto esplicito: un laptop medio dal costo di 1000 dollari implica l’utilizzo di circa 2300 brevetti per contemplare lo standard H.264 utile alla riproduzione video. Di questi 2300 brevetti, circa 50 sono di proprietà Motorola. Secondo quanto spiegato da Microsoft, Motorola pretenderebbe per tali brevetti 22.50 dollari mentre il resto del pacchetto costa al gruppo appena 2 centesimi. Insomma:
- 22.50 dollari per 50 brevetti è una cifra del tutto sproporzionata rispetto a 2 soli centesimi per 2250 brevetti;
- sebbene Windows sia lo stesso per un laptop da 1000 dollari o per uno da 2000 dollari, Motorola pretenderebbe cifra proporzionale al prezzo del dispositivo, raddoppiando così il costo per la Microsoft pur a parità di introito.
L’attacco si sposta quindi da Motorola a Google, spiegando una fondamentale diversità di approccio al tema:
Google dice che sta semplicemente tentando di proteggere i produttori dei device Android contro le denunce di violazione di brevetto da parte di Microsoft ed altri. Ma ci sono grosse differenze tra l’approccio Google e l’approccio Microsoft. Microsoft non sta tentando di bloccare i produttori Android dal distribuire prodotti sulla base di brevetti per standard essenziali. E Microsoft mette a disposizione i propri brevetti – standard essenziali o altri – a tutti i produttori Android sulla base di termini equi e ragionevoli. Infatti, più del 70% dei device Android ora ha la licenza di utilizzare il portfolio brevetti Microsoft.
Tutti i nodi vengono al pettine e Microsoft aspettava da tempo questo momento: la politica di attacco nei confronti dei produttori sta sortendo i suoi risultati perché non solo Microsoft sta raccogliendo royalty dai device utilizzanti il sistema operativo rivale (già firmate le licenze con Samsung, HTC, General Dynamics Itronix, Velocity, Onkyo Corporation, Wistron, Acer, ViewSonic ed LG), ma ora la situazione maturata può tornare utile in tribunale per mettere Google con le spalle al muro.
Secondo Microsoft il comportamento di Google rischia di mettere in grave pericolo i video online perché il rifiuto alla licenza dei brevetti sulla base di termini “FRAND” andrebbe a bloccare qualsiasi device in grado di trasmettere filmati: dai pc Windows alle Xbox 360, passando per qualsiasi altro device avente medesima potenzialità. Google, la cui posizione è già sotto l’occhio vigile della Commissione Europea dopo il recente via libera condizionato all’acquisizione di Motorola, dovrà badare a non tirare troppo la corda per evitare che le autorità del vecchio continente possano decidere di mettersi pericolosamente di traverso.
Microsoft lancia quindi un appello pubblico alla controparte: «Google, non uccidere i video online». Ma è un appello che significa molto di più: nessuno ucciderà i video online, ma al tempo stesso è in atto una guerra di altissimo livello per la spartizione di una torta della quale tutti vogliono quanto più possibile giocandosi sullo scacchiere tutti i brevetti disponibili.