Nel momento in cui Apple si troverà in tribunale per difendere il marchio “iPad” in Cina, di fronte non si troverà soltanto la piccola Proview Technology, azienda decaduta ed oggi priva del potere economico necessario per difendersi a dovere di fronte alla potenza di fuoco del gruppo avversario. Contro, infatti, Apple si troverà la schiera dei creditori della Proview, tra i quali anche la Bank of China.
In ballo ci sono due interessi che si scontrano. Da una parte v’è Apple, pronta a portare il suo iPad 3 entro la Grande Muraglia in tempi brevi; dall’altra v’è la Proview, azienda in ristrutturazione che al momento opera come un burattino nelle mani dei burattinai. Questi ultimi sono gruppi che hanno la necessità di tutelare i propri investimenti e che necessitano ora quindi di monetizzare al massimo gli asset rimanenti del gruppo decaduto. E sono gruppi che in questa fase hanno pieno controllo sugli asset della Proview, con pieni diritti nella gestione dello scontro legale o della transazione a cui si va incontro.
Questa è la Proview: una scatola vuota nella quale è rimasto il bene più prezioso, ossia il controllo sul trademark “iPad” in Cina (in virtù dello sviluppo di un vecchio dispositivo non più sul mercato). Nelle prossime ore avrà luogo l’udienza di appello con cui Apple chiede che il controllo del marchio iPad possa tornare nelle mani del gruppo di Cupertino in virtù di una acquisizione già conclusa. Secondo la Proview Technology quell’operazione non aveva però valore effettivo, o meglio non era estesa al controllo del trademark anche sul territorio cinese per una questione legata a proprietà ed aziende differenti (tra le quali la Proview International Holdings). Di qui lo scontro.
La Proview non ha ancora ufficialmente quantificato la somma di danaro che considera equa per la cessione del marchio iPad: per il gruppo, il brand ha oggi soltanto valore strumentale in quanto trademark monetizzabile, mentre per Apple è un asset fondamentale se si intende portare l’iPad 3 nel paese sfondando un muro che può garantire enorme successo al tablet con la mela. Le cifre trapelate sono le più disparate, il che rende la quantificazione in questa fase poco credibile.
Dall’appello se ne uscirà probabilmente con una situazione più chiara: si saprà chi ha il coltello dalla parte del manico nella gestione della trattativa. La Proview da parte sua potrebbe chiedere la sospensione della distribuzione degli iPad in Cina, Apple per contro intende soprattutto difendere il proprio mercato. La causa non si chiuderà con una semplice sentenza, perché non è questo nell’interesse delle parti. La causa servirà soltanto per fare il prezzo, ma tutti puntano alla transazione: conviene alla Proview, conviene alla Bank of China, e per Apple potrebbe essere in fin dei giochi una necessità.
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