«Sembra che l’Italia abbia intenzione di dare definitivo via libera alla contraffazione e alla pirateria digitale». Parole di fuoco firmate da Marco Polillo, Presidente di Confindustria Cultura Italia. Parole che gettano benzina sul fuoco: alcuni rumor indicano infatti la possibilità per cui l’AGCOM possa fare un passo indietro circa le proprie pregresse proposte in tema di pirateria e la cosa è vista in modo estremamente negativo presso coloro i quali avevano invece benedetto l’iniziativa come un passo decisivo nella lotta alla contraffazione ed alle violazioni di copyright.
Confindustria sposta il focus sulla realtà internazionale, sottolineando il contraccolpo che l’Italia potrebbe subire se non agirà con maggior coraggio nella lotta al falso: «Se fosse confermato l’Italia, già sotto osservazione nella comunità internazionale per gli elevati livelli di pirateria, tornerebbe a collocarsi nella lista nera degli Stati che favoriscono l’aggressione alla proprietà intellettuale. Sotto la pressione di campagne demagogiche promosse dalla lobby pro-pirateria che purtroppo sembra aver fatto breccia anche tra alcuni Parlamentari, l’AGCOM si arrenderebbe dopo quasi due anni di lavoro, abbandonando l’intento di individuare procedure efficaci per tutelare l’industria della cultura e della creatività italiana dagli attacchi dell’industria criminale della contraffazione che spaccia in rete prodotti sottratti illegalmente ai legittimi proprietari».
L’intervento è da una parte un appello all’AGCOM, affinché possa smentire nei fatti quanto trapelato nelle ultime ore, e dall’altra un attacco diretto al Governo, poiché sta per accogliere l’ennesimo intervento sgradito da parte di Confindustria in termini di proprietà intellettuale. Tre gli elementi additati: primo, l’art. 22 bis del Decreto Proroga Termini che porta la moratoria in materia di contraffazione del design da 5 a 13 anni; secondo, il D.L. liberalizzazioni con cui vengono soppresse di fatto le sezioni dei Tribunali specializzate in materia di Proprietà Intellettuale per trasformarli in generici “tribunali delle imprese” «con la prevedibile conseguenza di rallentare l’azione giudiziaria in materia» terzo, quello che viene definito come un «insabbiamento» della proposta AGCOM.
Le critiche all’Authority sono note da tempo: l’AGCOM non deve sostituirsi né alla magistratura, né al legislatore, rispettando il proprio ruolo senza sconfinare in ambiti non propri (eseguendo ad esempio il sequestro di un sito o implementando nuovi protocolli d’azione per giungere alla soppressione di quello che viene considerato un illecito). Da più parti si è chiesto all’AGCOM di fare un passo indietro ed ora è Confindustria a piangere la mancanza del passo avanti. Presa in mezzo, per ora AGCOM tace.
Ma se il regolamento nell’occhio del ciclone non andrà all’ordine del giorno nella prossima riunione sarà una risposta chiara a tutti: l’AGCOM si è defilata, saranno altri a dover dirimere la questione.