Reporters Senza Frontiere ha pubblicato un nuovo elenco di quelli che sono i “Nemici di Internet“, facendo inoltre un bilancio del 2011 per quanto riguarda la libertà di espressione sul Web e sui problemi che essa indirettamente pone in determinate zone del mondo.
L’occasione è stata la Giornata mondiale contro la cyber-censura che ricorre proprio oggi, che diventa quindi uno spunto in più per sottolineare la situazione di tutti quei blogger e autori della Rete che sono stati costretti a pagare un prezzo molto alto per cercare di cambiare la situazione per cui in diversi paesi Internet è “sotto sorveglianza” da parte delle autorità.
Secondo Reporters senza Frontiere, l’anno passato è stato molto difficile per quanto riguarda gli atti di violenza perpetrati ai danni degli utenti del Web e di chi lo utilizza per la libertà, ricordando che:
In 5 sono stati uccisi mentre gli arresti sono stati ben 200, includendo i blogger, con un aumento del 30% rispetto all’anno precedente. Un bilancio record che rischia di divenire ancor più pesante tenuto conto anche della cieca violenza adoperata dalle autorità siriane. A oggi, sono 120 i cyber dissidenti ancora in prigione.
E proprio per un’occasione così importante si è voluto rendere omaggio a quelli che sono dei veri e propri “temerari del Web”, gente comune che rischia la vita per il solo desiderio di poter dire la propria opinione, cercando di superare tramite la Rete il muro della repressione e della censura che in alcuni paesi investe gli altri mezzi di informazione come giornali e televisione.
Lo scorso anno sono stati in troppi ad aver perso la vita per far sì che questo diritto fosse loro riconosciuto e Reporters Senza Frontiere, che non ha mancato di sottolineare il ruolo dei social network negli eventi che hanno dominato la scena socio-politica come quelli avventi nel nord Africa, ha stilato il classico elenco di paesi ritenuti nemici del Web, nazioni in cui la libertà di espressione viene negata.
La lista vede uscire la Libia, che negli ultimi 12 mesi ha chiuso con il regime di Gheddafi e cerca di avviarsi con fatica verso un sistema democratico, mentre si sono aggiunti quest’anno Bahrein e Bielorussia, che si sommano ad Arabia Saudita, Birmania, Cina, Corea del Nord, Cuba, Iran, Uzbekistan, Siria, Turkmenistan e Vietnam, tutte aree del mondo in cui si evidenziano filtraggi dei contenuti, tentativi di mettere a tacere le voci dissidenti sul Web e difficoltà di accesso alle informazioni per precisa volontà di chi comanda.