Petizione anti-ACTA accolta dal Parlamento Europeo

La commissione europea accoglie la petizione anti-ACTA. Il dibattito parlamentare accelera, prossima seduta fissata al 27 marzo.
Petizione anti-ACTA accolta dal Parlamento Europeo
La commissione europea accoglie la petizione anti-ACTA. Il dibattito parlamentare accelera, prossima seduta fissata al 27 marzo.

In via urgente è stata accolta la petizione anti-ACTA firmata da 2,4 milioni di cittadini dalla commissione parlamentare europea responsabile. Il processo di accoglimento della raccolta firme, che di solito percorre un periodo di due mesi, è durato questa volta solo 30 giorni per volere della stessa commissione, presieduta dall’europarlamentare Erminia Mazzoni (Pdl), al fine di accelerare il dibattito parlamentale sulle nuove norme anticontraffazione che hanno scatenato l’ira dei consumatori.

I ricorrenti sottolineano nella petizione che l’accordo sull’ACTA è stato negoziato in segreto da un piccolo numero di Paesi ricchi e poteri aziendali e istituirebbe un’intesa anticontraffazione che permetterebbe a chi ha interessi privati di sorvegliare tutte le attività online degli utenti. Questo è il nodo fondamentale di una questione che va avanti ormai da diversi mesi e che è stata trattata come un apposito approfondimento anche su queste pagine.

L’obiettivo è quello di ottenere maggiore chiarezza, andare con calma e capire cosa effettivamente comporterebbe l’ACTA per tutti i cittadini dell’Unione Europea e non solo. Il primo confronto sul documento avverrà in commissione commercio internazionale e la prossima seduta è stata fissata per il 27 marzo. C’è qualche preoccupazione comprensibile ma anche spiragli di grosse opportunità, con la speranza che prevalgano le potenzialità e le promesse di quest’ultime.

Il relatore del trattato per la Commissione Europea ha lasciato chiaramente intendere le intenzioni in merito all’approvazione ed alla ratifica del documento. Ora la parola passa però ai cittadini ed alla Corte di Giustizia: quest’ultima, tirata in ballo dalla Commissione, dovrà infatti dare un proprio parere sul testo per capire quali possano essere eventuali zone d’ombra su cui riflettere prima del voto al Parlamento Europeo.

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