Nicolas Sarkozy ha parlato alla nazione per spiegare quanto accaduto a Tolosa nelle ultime ore e quanto intende porre in essere per estirpare razzismo e terrorismo dal proprio paese. La concitazione del momento ha però imposto una certa fretta nell’organizzazione delle idee e la fretta è spesso cattiva consigliera: Sarkozy ha pertanto dimostrato per l’ennesima volta il pugno duro contro la Rete, additando nuovamente Internet come uno dei primi elementi su cui operare una stretta e sul quale alzare il livello dei controlli.
«A partire da oggi, ogni persona che consulta abitualmente siti Web che invocano al terrorismo o che richiamano all’odio ed alla violenza verrà punita penalmente». Il motivo? «La Francia non può tollerare reclutamenti o indottrinamenti ideologici sul proprio territorio». Il nesso tra la cronaca quotidiana ed Internet non è del tutto chiaro, ma è chiara invece l’immagine trasmessa dal Presidente: la Rete come mezzo terrorista, da piegare a strumento di controllo della popolazione e da gettare in pasto ad un’opinione pubblica unita contro il terrore degli ultimi giorni.
Le parole di Sarkozy, giunte in un momento estremamente delicato, pesano come macigni. A poche ore dalla morte di Mohamed Merah, francese di origine algerina che nei giorni passati aveva freddato tre bambini e quattro adulti ebrei in una strage che ha fatto il giro del mondo, il Presidente francese ha infatti voluto prendere in mano la situazione con decisione, esprimendo con tutta la forza possibile la propria fermezza di fronte all’accaduto. Il tutto avviene in piena campagna elettorale, il che ha probabilmente determinato una presa di posizione del tutto priva di sfumature, ma che ora rischia di tramutarsi in un boomerang.
Soltanto poche settimane or sono la Francia è stata indicata da Reporter Senza Frontiere come uno dei paesi “sotto sorveglianza”, papabili per divenire i nuovi “nemici di Internet“. I motivi sono chiari: il paese transalpino, soprattutto con una proposta quale l’Hadopi, ha tentato di mettere il giogo ai navigatori tramite l’identificazione delle attività online ed il monitoraggio degli eventuali illeciti. Se in quel caso il problema era in termini di violazione del copyright, in questo caso è invece a rischio la libertà di espressione. In questo caso si va ben oltre.
Risulta infatti del tutto chiaro come la punizione di eventuali utenti che navighino su siti proibiti implichi per forza di cose:
- la creazione di una black-list di siti i cui contenuti siano giudicati illeciti;
- il monitoraggio totale della navigazione così da identificare chi naviga i siti della black-list;
- l’adozione di sistemi di identificazione che tramite gli IP di collegamento consentano di risalire all’autore della navigazione.
Ognuno di questi passaggi determina importanti problematicità che, al di là di un ovvio problema legato all’anonimato delle attività illecite, rischia di compromettere seriamente la privacy di milioni di persone senza la minima certezza di riuscire a frenare indottrinamento, reclutamento e pianificazioni terroristiche (chi intende nascondersi sulla Rete ha infatti a disposizione tutti gli strumenti necessari per non farsi identificare).
Dietro le parole di Sarkozy sembra pertanto celarsi un nuovo tentativo di attacco alla Rete espresso all’interno della roccaforte dello sdegno: mentre la Francia piange una macchia difficile da cancellare, intrisa di razzismo e di follia, una frase parassita buttata nella mischia sembra infatti cercare linfa per scatenare una stretta alla Rete.
Reporter Senza Frontiere ha un elemento in più per giudicare la Francia. Gli utenti hanno un elemento in più per giudicare la politica di Sarkozy. Gli elettori francesi hanno un elemento in più per scegliere da che parte schierarsi.