Nuove regole negli USA per evitare sprechi delle risorse statali. Il governo intende mettere mano al lato oscuro dell’information tecnology sostenuta dallo Stato: miliardi di dollari in computer e software, spesi in nome dell’innovazione, ma che a volte finiscono in discarica o persino rivenduti sul mercato: il cosiddetto tecno-dumping.
Per evitare questo fenomeno, entro 90 giorni i tanti imprenditori e le società che utilizzano attrezzature elettroniche acquistate grazie ai fondi statali (tra i quali sono annoverati colossi delle telecomunicazioni come AT&T e Verizon) dovranno adeguarsi a regole più restrittive ideate per assicurare due obiettivi: riduzione della spesa e riduzione dei rifiuti tecnologici. Perché se è giusto rinnovare molto velocemente il parco computer delle società, negli states il volume delle discariche di computer è arrivato a livelli di allarme, con rischio ecologico per la popolazione. Sono tutti oggetti contenenti silicio, mercurio, piombo e altri metalli pericolosi, troppo esposti.
Sarà lo stesso governo federale a dare il buon esempio: dall’alto delle sue commesse per 80 miliardi di dollari, emanerà una norma anti dumping a tutte le sue agenzie sparse per la nazione. Ma conterà molto anche il privato. Quando non sono spediti sul mercato estero – violando le leggi commerciali statunitensi – questi computer obsoleti e altro materiale informatico pesano sul suolo americano per due milioni di tonnellate l’anno, mentre solo un quarto di esso viene riciclato.
Il nuovo contratto E-waste, che il governo farà firmare ai destinatari dei fondi prevede un impegno preciso per il riciclaggio di queste attrezzature e il divieto di esportarlo nei paesi in via di sviluppo: ci sono paesi come India e il continente africano che ne stanno pagando le conseguenze più gravi.