Quando sei ricco e famoso, la sfida per l’innovazione tecnologica può non bastare più a nutrire una mente dopata di novità ed adrenalina. Per questo un nome come Jeff Bezos non può che essere osservato con curiosità perché, dopo aver rivoluzionato il mondo delle librerie con l’invenzione di Amazon e dopo aver tentato la rivoluzione dell’editoria con il proprio Kindle, la sua parabola non può che andare a cercare nuove ed entusiasmanti avventure.
Come quella dell’orologio che segnerà il tempo per i prossimi 10 mila anni. O come la nuova esplorazione che potrebbe riportare alla luce parte di una missione storica per la storia dell’umanità: quella dell’Apollo 11, la navicella che ha portato il 16 luglio 1969 l’uomo sulla Luna.
Jeff Bezos ha annunciato l’esperimento sul proprio “Bezos Expeditions”: l’idea è quella di riportare in luce i motori che hanno sospinto fuori dall’atmosfera terrestre l’Apollo 11 e gli uomini che hanno in seguito calpestato la superficie lunare, consegnando così alla storia un tassello che la storia avrebbe altrimenti visto testimoniato soltanto in fotografia. Un tassello peraltro dimenticato: quei motori furono azionati infatti soltanto per pochi minuti e quindi, esaurita la loro funzione, sono ricaduti sulla terra per affogare sul fondo dell’Atlantico. Non toccarono mai la Luna, ma resero possibile l’impresa.
Jeff Bezos annuncia oggi di aver identificato i motori ad oltre 4 chilometri di profondità e di voler tentare di riportarli in superficie. Non è dato sapersi quali possano essere le condizioni dei resti: la combustione, la caduta e la corrosione del mare potrebbero aver resto gli elementi di allora irriconoscibili, pur non potendo corrodere del tutto il fascino di quello che è stato uno dei maggiori successi della storia dell’uomo. Jeff Bezos si dice comunque convinto che possano ancora essere in buone condizioni, tanto da meritare una spedizione per riportarli in superficie per poterli quindi consegnare alla storia, alla scienza ed ai musei.
La NASA è stata informata e sarebbe d’accordo a distribuire tra lo Smithsonian ed il Museum of Flight di Seattle quanto recuperato. Ed è alla NASA stessa che Jeff Bezos rivolge il proprio ringraziamento: non solo per la collaborazione odierna, ma per aver ispirato un ragazzo che nel 1969 aveva 5 anni e che oggi ancora sta cercando di soddisfare la propria sete di inventare, esplorare e scoprire.
E per chi intende rivivere le emozioni della grande impresa, il sito Apollo Archive (con redirect diretto dal sito della NASA) mette tutto a disposizione per l’acquisto e la consultazione. Per ogni click un acquisto è a disposizione. Dove? Ovviamente su Amazon.com.
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