Inizia tutto con una immagine nota, relativa al giorno stesso in cui Facebook ha annunciato lo sbarco in Borsa. Nell’immagine si nota la scrivania di Mark Zuckerberg, un impegno formale stampato su di un grande foglio, un grande Mac sullo sfondo, una grande bibita. Ma un dettaglio ulteriore rivela fin da allora una crescente curiosità.
Si guardi lo schermo girato verso la fotocamera. Nella parte alta dell’interfaccia di Facebook si può notare un lungo modulo bianco oggi inesistente. E non si tratta della barra degli indirizzi del browser, poiché anche quest’ultima è ben visibile poco più in alto.
Può trattasi pertanto di un indizio. Può trattarsi di una anteprima. Può trattarsi di un motore di ricerca.
La suggestione è stata avanzata da tempo, cullata dalla sfida tra Facebook e Google ed intessuta sull’immagine riflessa di quel che fa la controparte: così come Google sta tentando (con risultati contraddittori) ad avvicinarsi al mondo dei social network, così Facebook potrebbe presto difendersi attaccando, percorrendo il percorso inverso dal social networking alla ricerca online. La suggestione è sottolineata da Business Week, secondo cui i lavori sarebbero già iniziati. E le ambizioni in ballo sarebbero giocoforza grandi.
Facebook avrebbe oggi sulla ricerca un team di una dozzina di dipendenti guidati dall’ex-Google Lars Rasmussen. La convinzione di fondo è quella per cui il social sia ad oggi un’area ampiamente inesplorata, ma sulla quale è possibile lavorare per estrapolare dati fondamentali ai fini dell’organizzazione dei risultati di un eventuale motore di ricerca. A differenza di Google, ove i risultati sono basati su connessioni quali i link, Facebook andrebbe a costruire la propria ricerca attorno alle connessioni tra gli uomini, le amicizie ed i relativi “mi piace”. La focalizzazione del ranking sarebbe soppesata su questo tipo di attività, quindi, secondo modalità ad oggi ancora del tutto ignote.
Facebook ha oggi nella ricerca un ruolo del tutto marginale, raccogliendo circa 350 milioni di query al mese ed agendo privo di qualsivoglia strumento avanzato di analisi, comprensione del linguaggio naturale o altro ancora. Tuttavia il gruppo crede di poter mettere in piedi in prospettiva un motore di ricerca nuovo, in grado di proporsi come alternativa dalla forte identità “social” in grado di scavarsi una nicchia nel settore. Quel che Facebook andrebbe a costruire sarebbe un search basato sui gusti propri e degli amici, sulle scelte effettuate e tracciate, sulle proprie attività online e sul profilo che il network è in grado di disegnare attorno agli utenti. Un motore nel quale gli algoritmi sono basati su persone invece che su pagine. Un servizio profondamente diverso da Google, difficilmente in grado di competere realmente con Google, ma al tempo stesso necessario per annichilire le ambizioni di Mountain View ed eventualmente consegnare a Bing parte del bottino.
Se un motore di ricerca basato sui “mi piace” non sembra essere il massimo, in linea teorica nemmeno un motore di ricerca basato sulle pagine e sui link potrebbe apparire come il sistema perfetto. Tuttavia l’affinamento delle informazioni e la gestione delle stesse consente di affinare il risultato estrapolando rilevanza da un grande quantitativo di dati grezzi. E questo a Facebook non manca: centinaia di milioni di persone agiscono quotidianamente sul network affidandovi storie, gusti, appuntamenti e spostamenti. Se Facebook riuscirà ad isolare il valore dal rumore di fondo, Google dovrà iniziare a temere. Fermo restando il fatto che, a mano a mano che ci si allontana dal core business fortemente identificativo di un gruppo, ogni passo si fa insidioso.
“Stay focused & keep shipping”: il consiglio rimane pertanto valido e Mark Zuckerberg se l’è posto sulla scrivania per ricordare al gruppo come lo sbarco a Wall Street sia soltanto l’inizio. Ma che la rincorsa sia ancora lunga.