Oracle rifiuta la proposta di Google di chiudere la diatriba legale relativa ad alcuni brevetti della virtual machine Java inclusa nel sistema operativo Android, e annuncia di voler proseguire. Va avanti dunque la battaglia tra i due colossi, che si preannuncia ancora molto lunga.
Per evitare attese tra giudici e tribunali, Google aveva infatti proposto a Oracle lo 0,5% dei ricavi su Android fino alla fine di quest’anno, seguito dallo 0,015% fino ad aprile 2018, la riduzione delle sessioni da 12 a 8 e l’eliminazione della giuria per accelerare il provvedimento. La pur allettante offerta è stata però rifiutata dalla concorrente, che è convinto di poter guadagnare di più vincendo lo scontro legale.
Oracle ritiene inoltre inaccettabile che venga annullato l’intero processo e l’eventuale appello. L’intento è chiaramente quello di mettere in mostra la condotta illegale di Google, facendo pensare in questo modo che tra le due aziende non corra buon sangue. Ci sarà tempo comunque per il dibattimento. I due colossi hanno ancora la possibilità di accordarsi, come ha stabilito il giudice, entro il 16 aprile. In questo periodo di tempo è lecito presupporre che Google tenterà nuovamente di “corteggiare” Oracle in modo che si eviti un processo completo che potrebbe metterla in cattiva luce.
La cosa però sembra allo stato attuale molto difficile: come si è già detto, Oracle, oltre a pretendere un risarcimento danni ben superiore a quello finora stabilito dalla controparte, non intende affatto rinunciare al procedimento completo più eventuale appello. Troppo ghiotta evidentemente l’occasione di mettere spalle al muro uno dei giganti dell’online moderno.