Il cartello degli e-book potrebbe finire alla sbarra. Lo ha svelato Bloomberg con un tweet che ha già scatenato una ridda di commenti. I protagonisti sono colossi dell’editoria e dell’information tecnology: Apple e con lei Simon&Schuster, Harper Collins, Hachette, Pearson e Macmillan. Il dipartimento di giustizia ha ritenuto quindi di denunciare un trust secondo le dure leggi statunitensi, portando quindi il caso ufficialmente sul piano legale.
La vicenda è nota. Il modello agency, nato dalle ceneri della battaglia degli editori contro Amazon – che aveva adottato una politica di riduzione dei prezzi estremamente aggressiva per acquisire clienti del suo Kindle – è stato inventato dalla mela morsicata per rassicurare gli editori che non avrebbero avuto lo stesso destino delle etichette musicali. Ora però è accusato di aver tenuto artificialmente alti i prezzi dei libri elettronici grazie a un contratto collettivo con questi cinque grandi editori, coi quali si stabiliva un prezzo sotto il quale non si poteva scendere e una politica senza sconti alle librerie perché ammanettava i rivenditori e gli intermediari. Questo modello è accusato di aver creato di fatto un trust, un “cartello” di interessi fuori dalle logiche concorrenziali.
Secondo Reuters, è questione di ore prima della notizia ufficiale, anche se ancora nessuno dei protagonisti ha voluto commentare; sicuramente non Apple, che proprio oggi ha superato i 600 miliardi di dollari di valore in Borsa e fin dall’inizio ha mostrato di non voler ipotizzare alcun accordo extragiudiziario, probabilmente perché convinta di avere ragione o comunque di volerla imporre al mercato. La convinzione di Cupertino, infatti, è che invece abbiano fatto un piacere al settore, altrimenti dominato da Amazon.
Sembra però che non tutti la pensino così. Bloomberg ha catturato alcune indiscrezioni che dicono come CBS e News Corp. stiano tentando di evitare una costosa battaglia legale, mentre Penguin, Harper e MacMillan sono strenuamente dalla parte di Apple. In pratica, il trust già non esiste più, non essendoci una visione comune sulla difesa legale da organizzare.
L’accordo interessa anche al governo americano, che non ha intenzione – in piene elezioni – di mortificare aziende così importanti. Sul tavolo le proposte dello stesso ufficio antitrust del dipartimento: apertura del modello wholesale (all’ingrosso) per Amazon e altre realtà, oppure anche l’applicazione del modello agency per gli editori piccoli invalidando la clausola Apple.
Non bisogna dimenticare la dimensione attuale dell’affare degli e-book: le vendite sono aumentate del 117% nel 2011, generando 969 milioni di dollari di profitto. Eliminando costi di stampa e spedizione, le versioni digitali generano margini di profitto più elevati rispetto alle omologhe copie fisiche. Un mercato che si deve espandere per il bene delle finanze di editori, spesso anche potenti media, in crisi su altri versanti dei loro business. Ma il concetto è chiaro: il dipartimento vuole regole nuove, basate sulla libera trattazione del miglior prezzo per l’utente. Libero prezzo, libero mercato.