Intel ne è convinta: c’è spazio sul mercato per dispositivi pensati per l’insegnamento, progettati per un utilizzo nelle aule scolastiche e per le mani di un bambino. Un tablet rinforzato, dotato delle caratteristiche necessarie per nutrire la curiosità e l’intelligenza di un ragazzo, attorno a cui costruire un vero e proprio progetto formativo: nasce così il nuovo Studybook, device della linea “Intel Learning Series” che il colosso ha presentato nelle ultime ore per riproporre la propria candidatura in un ambito tanto delicato quanto pieno di potenzialità.
Lo Studybook è una tavoletta avente dimensioni pari a 207 x 135 x 16.5mm per un peso complessivo di 525 gr. Ha uno schermo da 7 pollici multitouch capacitivo con definizione pari a 1024×600, 1GB di RAM e tagli di memoria da 4, 8, 16 e 32 GB. Ha una doppia fotocamera (opzionale quella anteriore), eventuale connettività 3G in aggiunta al modulo Wi-Fi standard e la possibilità di far girare tanto Windows 7 quanto Android. Intel ha previsto per il dispositivo particolari misure di resistenza contro polvere, acqua e urti: lo Studybook deve potersi infatti adattare a quello che è un uso in mani poco attente, adattandosi alla realtà di un’esperienza di studio, alle cadute da un banco scolastico ed a tutte le altre condizioni contestuali che potrebbero presentarsi durante lo svolgimento dell’esperienza.
E-reader ottimizzato, software progettati appositamente, concept pensato per garantire un’esperienza di studio innovativa: lo Studybook nasce sull’esperienza del Classmate PC (device che Intel avrebbe già distribuito in 7 milioni di unità in tutto il mondo) e tenta di superarne il concetto andando verso una nuova dimensione. Il “pc” è maturato verso la forma del “tablet” (superando così i limiti dimensionali e realizzativi delle tastiere), ma l’obiettivo rimane lo stesso: portare l’informatica nella classe scolastica ed iniziare fin dai primi anni d’età una formazione culturale basata su strumenti elettronici invece che la carta.
Il dispositivo Studybook Intel, ultimo nato della famiglia di prodotti Intel Learning Series, è basato su studi etnografici. I componenti hardware e software del dispositivo Studybook Intel sono stati testati in programmi pilota in più di 2.000 aule di 36 Paesi. L’infrastruttura è personalizzata in base alle singole aree geografiche in termini di contenuto, rilevanza culturale e lingua.
I vantaggi? Difficile a dirsi. Studi recenti hanno infatti dimostrato come ad oggi gli strumenti informatici non offrano reali vantaggi formativi rispetto agli strumenti tradizionali, con limiti che si annidano probabilmente più nelle carenti soluzioni software che non nell’arrembante innovazione in termini hardware. Innestare uno Studybook in aula, insomma, non restituisce per forza di cose un vantaggio nell’apprendimento, ma potrebbe essere comunque un interessante compendio durante le ore di studio per rendere più piacevoli ed approfondite particolari esperienze. Il tutto, peraltro, progettato nel senso di un nuovo ecosistema formativo che prevede nella classe un ruolo specifico dei professori su dotazioni ad hoc in grado di interagire con gli Studybook, controllandoli a distanza e gestendo così l’intero processo in un rapporto diretto con i singoli alunni:
Gli insegnanti fanno parte integrante dell’aula e i nuovi criteri dei Teacher PC di Intel Learning Series renderanno possibili soluzioni sviluppate appositamente per soddisfare le loro esigenze. Con questi criteri, i produttori di computer possono realizzare sistemi notebook e Ultrabook specifici per la didattica destinati agli insegnanti, oltre a trarre vantaggio dall’ampio ecosistema di Intel Learning Series, costituito da 500 partecipanti. I Teacher PC offrono anche accesso a risorse didattiche, di aggiornamento professionale e per l’alfabetizzazione digitale.
Quello che oggi propone Intel è insomma un prototipo che fa un passo avanti, ma che non sembra ancora risolvere alcuni problemi di fondo. Intel è però il gruppo che più di ogni altro ci sta provando, operando in parallelo ad esperimenti alternativi quale l’OLPC di Negroponte, nell’ambizione di poter trovare la chiave di volta per sostituire all’educazione libraria una nuova forma alternativa che tragga le proprie risorse dalle nuove soluzioni che fanno capolino nel mondo del computing.
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