Il passaggio definitivo al digitale terrestre non è stato ancora completato in tutte le regioni italiane (lo switch-off si concluderà a giugno con la Sicilia) che già si parla di novità: novità che, per i cittadini, comportano il prepararsi a mettere mani al portafogli e adeguare i propri strumenti di ricezione del segnale, cioè ad acquistare nuovi decoder o nuovi televisori.
Il motivo di tale passaggio di tecnologia è l’adozione del nuovo standard di trasmissione utilizzato per le trasmissioni DTT, cioè il passaggio dallo standard attuale, denominato DVB-T (acronimo di “Digital Video Broadcasting” in cui la lettera “T” identifica appunto la piattaforma “Terrestrial”, o terrestre), allo standard di nuova generazione DVB-T2. Le strada per questa transazione da uno standard all’altro è stata tracciata dall’emendamento al decreto di semplificazione fiscale messo a punto dal Governo qualche giorno fa, lo stesso in cui è stata annunciata l’asta per le frequenze TV.
Nel provvedimento si stabilisce infatti che dall’1 gennaio 2015 tutti i produttori di decoder e televisori dovranno integrare sui propri apparecchi esclusivamente sintonizzatori compatibili con il DVB-T2 e che dall’1 luglio 2015 non potranno più essere venduti apparecchi costruiti secondo le specifiche DVB-T, ovvero come la maggioranza dei dispositivi attualmente in commercio.
Il nuovo standard in realtà esiste già da qualche anno ed è ben conosciuto sia dagli addetti ai lavori che dagli appassionati di TV digitale, anche perché alcune emittenti come la BBC prima (in via sperimentale), e la pay TV Europa 7 in seguito, hanno avviato da tempo trasmissioni usando il DVB-T2, aprendo così la via all’adozione del cosiddetto “digitale terrestre di seconda generazione”.
I vantaggi del nuovo sistema consistono essenzialmente nel richiedere una minore quantità di banda a parità di qualità per ogni canale digitale, rendendo quindi possibile un utilizzo migliore della banda trasmissiva e dando ai broadcaster la possibilità di inserire più canali nello stesso multiplex rispetto al DVB-T o di optare per mantenere lo stesso numero di canali ma migliorare sensibilmente la qualità di ognuno di essi, magari passando all’alta definizione che, com’è noto, richiede un bitrate più alto e quindi più banda di un canale a definizione standard. Inoltre, c’è anche chi ipotizza di possibili trasmissioni in 3D sul digitale terrestre.
Questa migrazione al DVB-T2 comporterà però l’impossibilità di utilizzare la maggior parte degli attuali decoder e televisori con decoder DTT integrato (da notare però che alcuni modelli oggi in commercio sono già compatibili con il nuovo standard), i quali non saranno compatibili con le nuove specifiche e saranno impossibilitati a ricevere i canali trasmessi con la nuova tecnologia.
La sostituzione del parco apparecchi comporterà quindi per l’utente una spesa aggiuntiva, anche se è bene precisare che il passaggio sarà graduale e che le trasmissioni digitali con lo standard attuale continueranno ancora per parecchi anni, andando oltre la data del 1 gennaio 2015 prevista dal Governo come spartiacque per l’obbligo di mettere in commercio i prodotti di nuova generazione.
La palla adesso passerà alle emittenti televisive, che dovranno decidere quanto e da quando puntare sul nuovo standard, mentre per il consumatore che vuole arrivare preparato ai prossimi passaggi tecnologici senza rimanere “penalizzato” dall’acquisto di un prodotto che tra qualche anno diventerà relativamente obsoleto è consigliabile informarsi fin da ora sulle specifiche supportate dal televisore o dal decoder che si intende acquistare.