In Italia non siamo a conoscenza di sentenze simili, ma da oggi negli Stati Uniti bisognerà prestare molta attenzione quando si utilizza il pulsante “Mi piace” (Like in inglese) sulle pagine di Facebook. Un giudice della Virginia ha infatti dato ragione ad uno sceriffo di Hampton che aveva licenziato sei dipendenti, rei di aver espresso il proprio gradimento per l’avversario politico.
Durante la campagna elettorale del 2009, sei persone che lavoravano nell’ufficio dello sceriffo B. J. Roberts, hanno cliccato il pulsante “Mi piace” sulla pagine dell’avversario e, per tale motivo, sarebbero state licenziate dopo la sua rielezione. Lo sceriffo sostiene che il licenziamento è derivato dal loro scarso rendimento e da un comportamento che avrebbe ostacolato l’armonia e l’efficienza dell’ufficio. I lavoratori hanno negano queste accuse, sostenendo invece la violazione dei diritti sanciti dal Primo Emendamento della Costituzione, che consente la libertà di parola.
Il giudice Raymond A. Jackson però ha dichiarato che il click su un pulsante non equivale a parlare verbalmente in pubblico o a scrivere un messaggio su un sito web. Pertanto, il “Like” su Facebook non può essere protetto dal Primo Emendamento. Alcuni esperti di comunicazione e social media ritengono che esprimere il proprio gradimento per un candidato sia un’evidente dichiarazione politica, per cui dovrebbe essere trattato in modo simile alle affermazioni verbali.
Lo sceriffo Roberts non usa Facebook, ma l’attività dei dipendenti sul social network è stata scoperta dai membri del suo staff. L’avvocato di uno dei lavoratori è rimasto stupito dalla decisione del giudice e presenterà appello alla corte superiore.