Il primo giorno di Facebook in Borsa è stato vissuto tra problemi tecnici ed entusiasmo d’esordio, ma con scarsa consapevolezza di quanto stava realmente accadendo in termini di domanda ed offerta del titolo: a fine giornata il titolo era passato dai 42 dollari dell’apertura ai 38 dollari della chiusura, fermandosi in prossimità del prezzo di collocamento. Il secondo giorno ha però immediatamente recitato una nuova verità.
Al secondo giorno al Nasdaq, il titolo FB è passato dai 38 dollari di apertura ai 34 di chiusura, con una caduta di 11 punti percentuali che ha raccolto estremo clamore per quello che è sembrato configurarsi come un clamoroso flop il tutto, peraltro, in una giornata di rimbalzo per l’intero listino). Troppe aspettative, eccessive attenzioni, naturale reazione? C’è anche altro dietro alla caduta di Facebook. Ed ha un nome preciso: Morgan Stanley.
Morgan Stanley, una delle banche d’affari che hanno accompagnato il percorso di Facebook sul mercato azionario, ha abbassato le proiezioni della propria analisi sul gruppo, vedendo così al ribasso le prospettive di introito. Il tutto, però, con una tempistica definita come del tutto inusuale: il cambio di rotta è stato comunicato nell’immediata vigilia della quotazione, creando così un piccolo panico tra i sottoscrittori e scoraggiando parte di essi dal contrarre acquisti. Così si spiegherebbe l’accoglienza fredda del primo giorno e così può essere spiegata anche la caduta della seconda giornata. Non un eccesso di aspettative, non un eccessivo di attenzione, non una naturale reazione alla temperatura dell’esordio: dietro la caduta ci sono numeri ed analisi, azioni e reazioni, con firme altolocate a firmare una prima sentenza di dubbio nei confronti del gruppo di Mark Zuckerberg.
Le nuove proiezioni Morgan Stanley sarebbero state compilate sulla base dell’ultima comunicazione di Facebook alla SEC, ove l’incedere del mobile era visto come un possibile rischio per le entrate pubblicitarie del gruppo poiché, come noto, la monetizzazione degli annunci in mobilità è oggi estremamente più difficile rispetto alla realtà desktop. Tali pericoli sono stati visti come determinanti, spingendo così Morgan Stanley prima ed altri nomi quali JPMorgan Chase o Goldman Sachs poi, a tagliare il prezzo obiettivo delle azioni del social network. Del resto una semplice analisi sui ricavi del gruppo ed un raffronto con grandi nomi quali Apple o Google mostra chiaramente come il moltiplicatore con cui è stato giudicato Facebook è oggi estremamente più generoso rispetto a quello adoperato con le azioni AAPL e GOOG: il social network merita tanta fiducia, oppure occorrerà sgonfiarne ulteriormente la capitalizzazione prima di considerare realmente appetibile un investimento?
Mentre Mark Zuckerberg convolava a nozze con Priscilla Chan, insomma, si portava appresso le preoccupazioni di un possibile capitombolo che stava per arrivare: il primo lunedì sul mercato azionario ha fatto precipitare il titolo fino a -13,50% ed ha chiuso le trattative after-hour in ulteriore declino. La cosa determina per Facebook una ulteriore giornata sotto esame, per capire se l’assestamento sia terminato o se la caduta possa continuare ulteriormente. Terminato l’influsso della finanza, infatti, inizieranno a parlare prodotti e bilanci. Ma non prima di aver trovato un nuovo equilibrio al di sotto del prezzo di collocazione stabilito.