Dopo diverse accuse da parte di altrettante società ed enti in merito a potenziali negligenze nella lotta al copyright, Google intende fare chiarezza circa il proprio operato: ecco dunque giungere, all’interno del report sulla trasparenza circa le principali operazioni messe in atto dal gruppo, anche una nuova sezione dedicata proprio alla rimozione di link su segnalazione dei detentori del diritto d’autore, il quale vuole mettere in risalto la dinamicità della società in tale settore. A conferma di tali ipotesi vengono in soccorso di Google i numeri della propria attività di filtro: ogni settimana vengono rimossi dai database oltre 250 mila link.
Trattasi di una cifra superiore al numero di link rimossi nell’intero 2009, a conferma di come l’azienda abbia deciso di venire in soccorso di major e società che intendono far valere i propri diritti su contenuti multimediali, software ed altri contenuti digitali. Il numero di pagine rimosse è cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni, ma a tale fenomeno la stessa Google non riesce a fornire una spiegazione: da un lato, infatti, ciò potrebbe essere dovuto ad un incremento nelle attività di pirateria online, dall’altro invece il tutto potrebbe essere il frutto della disponibilità di strumenti maggiormente efficienti nell’individuazione delle infrazioni.
Oltre a snocciolare i numeri circa le proprie attività, poi, il gigante delle ricerche ha provveduto a rendere noti i nomi dai quali riceve il maggior numero di richieste: a guidare la classifica è Microsoft, con oltre 500 mila link rimossi, seguita da BPI e NBC Universal. La maggior parte delle violazioni avviene invece mediante FilesTube (circa il 43% dei link cancellati), con Torrentz.eu e 4shared a completare il podio. Nel complesso sono oltre 24 mila i domini colpiti da azioni di forza da parte dei gestori del motore di ricerca più famoso al mondo in seguito ad esplicite richieste da parte di terzi.
Fred von Lohmann, senior copyright counsel della società, ha inoltre ribadito come circa il 97% di tali richieste venga generalmente accolto, grazie all’intervento umano unito ad un sistema di filtraggio automatico in grado di individuare le presunte violazioni. Il tutto, con un tempo di intervento in media di 11 ore, a dimostrazione di come la società sia particolarmente attenta al tema del copyright digitale.