La notizia giunge improvvisa e lascia un po’ stupefatti e un po’ indifferenti: Massimo Marchiori ha lasciato il progetto Volunia. Marchiori, colui il quale ne ricopriva la guida tecnica e che aveva prestato il proprio volto per la presentazione dell’idea, si dissocia ed abbandona la nave. Lo fa con una lettera ad alcuni media nazionali che sembra chiudere una parentesi tanto rumorosa quanto vuota, perché questo è stato finora Volunia: tanto, tantissimo fumo. E poco, pochissimo, arrosto.
Cominciamo dalla fine: non sono più direttore tecnico di Volunia. E non solo: non dirò più una sola parola tecnica, non darò più un’idea, non contribuirò alla manutenzione ed al miglioramento né del codice che ho scritto, né degli algoritmi che ho dato al progetto, e non ne creerò mai più di nuovi. A meno che la situazione non cambi.
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Le parole di Massimo Marchiori hanno il gusto amaro di chi si sente tradito dopo aver dedicato grandi risorse ad un’idea che nasce da Marchiori stesso. Colui il quale a suo tempo mise la firma a parte dei progetti alla base del PageRank di Google, in seguito ha tentato di mettere a punto quello che egli stesso definisce come una metastruttura, qualcosa che intende operare ad un livello superiore rispetto a quello di un normale motore di ricerca. Soltanto oggi, insomma, Volunia rigetta la sfida a Google. Ma è troppo tardi e qualcosa sembra essersi definitivamente lacerato: l’addio di Marchiori è soltanto la conseguenza di quanto si è venuto a creare nel frattempo.
Il problema sembra essere prettamente di natura societaria, connaturato all’organizzazione del gruppo ed alla guida strategica: Marchiori non rivestiva il ruolo di amministratore delegato del gruppo, ma aveva in mano in realtà soltanto la guida tecnica. Da sempre, per opinabile scelta. Una volta sentitosi spodestato anche da questo ruolo residuo, però, Marchiori non ha più voluto continuare: non darà più supporto per gli algoritmi che egli stesso ha riversato nel progetto e preferisce mandare al macero anni di lavoro piuttosto di proseguire in un contesto dal quale è già stato formalmente ostracizzato.
Personalmente, quello che per ora mi resta di Volunia, nella situazione attuale, è la parte imprenditoriale: le mie quote sociali, il mio posto nel consiglio d’amministrazione. Le implicazioni sono che non guiderò più il team, non troverò più soluzioni a tutti i problemi che quotidianamente usciranno nel progetto, tantomeno darò supporto per il codice e gli algoritmi che ho ideato e che sono attualmente usati in Volunia. Non darò al progetto tutte quelle cose che avevo pensato per farlo crescere, per restare sempre davanti agli altri.
Un margine residuo di ripensamento sembra comunque rimanere aperto, soprattutto alla luce del fatto che finora Volunia era essenzialmente Massimo Marchiori e Marchiori era conosciuto proprio grazie a Volunia. Marchiori infatti si dilegua, ma si dice pronto a rientrare se qualcun altro dovesse fare un passo indietro:
Rottura definitiva quindi? Penso di sì se la situazione dovesse restare così, perché è chiaro che rientrare a lavorare in una situazione del genere è molto difficile. Occorrerebbe una nuova gestione per il bene del progetto: a quel punto potrei rientrare.
Nella propria disamina, Marchiori ammette che molte cose non hanno funzionato come sarebbe dovuto accadere. Le evoluzioni non sono proseguite come previsto, la grafica non è stata all’altezza delle aspettative, l’impronta dell’anti-Google è presto andata disattesa, la comunicazione è stata carente. Marchiori taglia il cordone ombelicale della propria creatura ma lo dice a chiare lettere: senza le idee e la guida di chi ha dato il via a Volunia, la stessa Volunia non potrà sopravvivere. Il che, più che un addio, sembra una minaccia per chi rimane.
Una doppia sconfitta
“Innovare o perire”, chiosa Marchiori. Per certi versi sembra però parallelismo di un messaggio ancor differente: “con me o senza di me“. Chi prenderà in mano Volunia senza Marchiori si prenderà in dote il peso dell’addio del fondatore, dovrà rispondere alla responsabilità dell’allontanamento e dovrà dare risposte precise ai finanziatori per cercare sostegno e supporto su questa strada. La sensazione dall’esterno è che il fumo attorno a Volunia stia continuando ad aumentare e che l’arrosto sia sempre di meno, con un addio che provocherà ora disamore e disinteresse al cospetto di un progetto che a distanza di settimane dall’esordio non ha raccolto che critiche.
Ma se la situazione dovesse volgere al peggio, la sconfitta sarebbe particolarmente rumorosa. Oltre alla caduta del motore che voleva sfidare Google, infatti, v’è il rischio che il tutto si tramuti in una storia simbolo del mondo start-up italiano, icona di una sconfitta che genera sfiducia.
Ma una azienda solida non può essere fatta di soli algoritmi: se Zuckerberg non avesse solido possesso di Facebook, probabilmente la storia del social network sarebbe stata differente e allo stesso tempo se Page e Brin non avessero controllato con forza la proprietà di Google allora la storia del motore di ricerca sarebbe stata fortemente differente. In Volunia le idee non hanno saputo dimostrare le proprie qualità e la società si è dimostrata presto estremamente fragile. Clamorosamente fragile.
L’addio di Marchiori potrebbe essere l’inizio della fine o l’introduzione ad un nuovo capitolo. Deciderà la società. Ma comunque vada, riconquistare l’attenzione la seconda volta sarà molto più difficile rispetto all’esordio. Una cosa è certa: Volunia voleva dimostrare che le galline possono volare. Ma la realtà è che volano per pochi metri, prima di atterrare.
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