Jimmy Wales raramente prende posizioni politiche, ma quando lo fa si spende senza remore. Così ha preso la cornetta del telefono e ha chiamato il ministro degli Interni inglese, Theresa May, spiegandole come e perché sia da considerarsi sbagliata la concessione all’estradizione del connazionale Richard O’Dwyer, e avvisandola che farà di tutto per bloccarla.
Al momento sta utilizzando il suo metodo preferito: una petizione mondiale per sostenere il ricorso all’Alta Corte. Il primo esito è stato raggiunto: il caso è divenuto di pubblica notorietà, concentrando così le attenzioni internazionali attorno alla figura del ragazzo e la sua vicenda giudiziaria.
Secondo il fondatore di Wikipedia, la storia di Richard O’Dwyer – che ha incontrato di persona – è quella del «volto umano di una battaglia tra l’industria dei contenuti e gli interessi del pubblico in generale». Il giovane 24enne, studente alla Sheffield Hallam University, è l’ideatore di TVShack.net, un portale che aggregava link legali e illegali a siti di download e streaming di film tv e cinema. In pochi mesi raggranellò circa 140 mila sterline. Il portale è stato oscurato, ma ora il ragazzo rischia dieci anni di carcere per violazione di copyright. Nel suo appello, Wales commenta così la questione:
I diritti d’autore sono un’istituzione importante, servono uno scopo morale ed economico. Ma questo non significa che il copyright può o dovrebbe essere illimitato. Ciò non significa che dovremmo abbandonare principi morali e legali consolidati nel tempo per consentire abusi infiniti sulle nostre libertà civili negli interessi dei magnati di Hollywood. All’inizio di quest’anno, nella lotta contro Sopa e PIPA, il pubblico ha ottenuto la sua prima grande vittoria. Questa potrebbe essere la seconda.
La citazione dei tanti progetti di legge anti-pirateria di questi anni chiarisce il punto di vista di Wales: pensare di imprigionare un ragazzo inglese di 24 anni in un carcere di un altro paese, dove non è mai stato né ha compiuto reati, è degno dei peggiori incubi frutto di progetti di legge affossati proprio per evitare casi del genere.
La storia di Richard è ovviamente finita su tutti i giornali britannici e da lì in tutto il mondo. La madre Julia ha firmato la petizione e sta partecipando a manifestazioni e interviste per raccontare la posizione della famiglia nei confronti di questa minaccia spropositata rispetto alle sue colpe. Il «Guardian» ha ospitato il 24 giugno un articolo dello stesso Wales e ora segue da vicino la vicenda, iniziata nel 2010 con l’arresto del ragazzo, il proscioglimento dalle accuse ma poi la notifica dell’estradizione negli Stati Uniti (per reati che in Inghilterra costerebbero sei mesi di servizi sociali). Il quotidiano britannico ha realizzato una video-intervista in cui O’Dwyer sembra non completamente conscio di quello che gli sta accadendo, quasi per scelta:
Se pensassi all’estradizione tutto il giorno sarebbe un disastro terribile, non riuscirei a laurearmi e starei tutto il giorno in camera a frignare. Avrebbero già vinto se permettessi mi accaddesse questo.