Che il futuro sia imprevedibile non è del tutto vero. Perché in realtà quando è nato l’iPhone, tutti immaginavano che prima o poi sarebbe successo: nessuno, però, sapeva immaginarlo fino in fondo e credere a tutta la moltitudine di conseguenze che avrebbe comportato la cosa nella vita quotidiana di milioni di persone. Quando è nato l’iPad, allo stesso modo, tutti sapevano che prima o poi ci si sarebbe arrivati: nessuno, però, immaginava che il futuro sarebbe arrivato tanto in fretta ed in modo tanto prepotente. Ora occorre dunque guardare alla tecnologia con la necessaria maturità, senza abbandonarsi alle facili meraviglie del senno del poi: tutti sappiamo che i Google Glass stanno per arrivare, e saranno soltanto una delle molte manifestazioni della nuova, ennesima, maturazione del computing.
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Inutile far finta di nulla, insomma: entro pochi anni avremo tutti sul comodino un paio di occhiali da indossare o un kit da far montare opzionalmente sulle proprie lenti tradizionali. Ci sarà chi rifiuterà il salto (così come quelli che a suo tempo rifiutavano il cellulare, oggetto di “disturbo” divenuto in pochi anni indispensabile per chiunque non voglia rimaner tagliato fuori dal mondo del lavoro e delle amicizie), chi ci arriverà con comodo e chi vi si butterà da early-user pieno di entusiasmo. Ma è questa una strada segnata. Se il computing arriverà negli occhiali è perché la direzione è segnata da tempo: il computing tende a scomparire, a rendersi trasparente, a svolgere in modo silente il proprio lavoro dissociandosi sempre più dalla rigidità del passato per diventare “mobile” prima e “indossabile” poi.
Avremo fin dal 2013 i primi prototipi dei Google Glass e fin dal 2014 dei primi veri occhiali Google per la realtà aumentata. Avremo a partire dal 2015 occhiali Xbox che, facendo leva su 3D ed intrattenimento, tenteranno di imporsi anche per usi alternativi e contestualizzati nell’ecosistema informatico e di contenuti che Microsoft sta cercando di costruire poco alla volta attorno alla propria offerta in termini software. Avremo presto o tardi nuove evoluzioni dei Moverio, gli occhiali Epson che già esistono, che già abbiamo provato e che con ogni probabilità sono già in fase di studio per lo sviluppo di una nuova versione. E poi verrà Apple: li chiameremo iGlass o eyePad, ma li potremo comunque contestualizzare all’interno di un medesimo meccanismo di progressiva scomparsa della macchina in favore di nuove tecnologie di input/ouput per l’interazione con la realtà.
Il cloud avrà una valenza fondamentale, poiché potrebbe rappresentare l’enorme strato “middleware” in grado di congiungere soggetto e oggetto, uomo e servizio, strumento e interfaccia. Gli occhiali non saranno presumibilmente entità a sé ancora per un po’, ma piuttosto oggetti in grado di interagire tramite la rete per restituire informazioni semplici provenienti da elaborazioni complesse (navigazione satellitare, applicazioni di social networking, scatti di fotografie, eccetera).
Di tutto ciò non bisognerà stupirsi perché già sappiamo che accadrà. Non sappiamo quando, non sappiamo come, non sappiamo chi vi prenderà parte e soprattutto non sappiamo fino a che punto la cosa potrà cambiare le nostre vite. Il riconoscimento facciale ci toglierà del tutto l’anonimato in cambio di offerte commerciali e coupon? Archivi remoti di fotografie renderanno sempre più avulso l’esercizio della memoria? Le interazioni gestuali ci renderanno sempre più robotici e isolati? Il social networking diventerà base portante, e non soltanto mero complemento, della socialità tradizionale?
Non sappiamo ancora molte cose (quelle più importanti): sappiamo però che accadrà e sappiamo anche il perché. Quando la fantascienza genera sogni, del resto, la scienza non fa altro che cercare di soddisfarli, portando la fantasia in realtà e trasformando le suggestioni in prodotti. Dopo il Google I/O tutto ciò è diventato più concreto e le date hanno reso il tutto più immediato. Intravediamo il futuro appena dietro l’angolo, appena oltre l’orizzonte: un manipolo di brevetti, un altro po’ di miniaturizzazione, qualche studio ulteriore su batterie ed interfacce ed il nuovo concept sarà servito.
Magari in tempo per il 21 ottobre 2015, quando Marty McFly arriverà con la sua DeLorean nel “futuro”…
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