L’Europa ha bocciato l’ACTA. Se sul caso ancora non è possibile mettere una parola definitiva che riponga per sempre nel cassetto della memoria l’Anti-Counterfeiting Trade Agreement, il voto odierno rappresenta comunque una spallata prepotente ad un principio, ad una lobby e ad un tentativo di forzare un vero e proprio atteggiamento da parte delle normative europee nei confronti dell’industria del copyright.
Sebbene il trattato sia stato caldeggiato da nomi importanti, sebbene sia stato difeso dalla stessa Neelie Kroes (vice presidente della Commissione Europea e responsabile per l’Agenda Digitale) e nonostante la Commissione abbia fatto sapere che avrebbe portato avanti la propria politica a prescindere dal voto del Parlamento, una voce quasi all’unisono ha espresso un’opinione chiara e precisa sull’ACTA: no, il Parlamento Europeo non approva. E così facendo esercita peraltro per la prima volta le proprie nuove competenze in materia di trattati commerciali internazionali: la prima volta, ed in quanto tale ancor più significativa.
Durante la discussione su ACTA, il Parlamento è stato oggetto di una pressione diretta e senza precedenti da parte di migliaia di cittadini europei che hanno chiesto la bocciatura del testo, con manifestazioni per strada, e-mail ai deputati e telefonate ai loro uffici. Il Parlamento ha anche ricevuto una petizione firmata da 2,8 milioni di cittadini di tutto il mondo che chiedeva la stessa cosa.
In quella che è una delle giornate più importanti ed attese dall’inizio della campagna anti-ACTA, 478 voti contrari, 39 voti favorevoli e 165 astensioni hanno consacrato la vittoria di chi si è opposto al trattato commerciale proposto originariamente da Stati Uniti e Giappone. L’Italia è stata nel tempo uno dei paesi più vicini alle posizioni a favore dell’ACTA, ma anche sotto il tricolore è maturata nel frattempo una frangia oppositiva forte che ha accompagnato le proteste che hanno avuto luogo soprattutto in Germania e nell’Europa dell’Est.
Secondo Neelie Kroes l’approvazione del documento non avrebbe comportato alcun cambiamento alle attuali normative anti-pirateria, ma avrebbe soltanto affermato un principio di vicinanza dell’UE ad un certo modo di intendere il copyright, la pirateria e le normative sul comparto. Il testo è approdato anche presso la Corte di Giustizia Europea, ove ci si attendeva un pronunciamento (non ancora formulato) circa la legittimità del testo in relazione alle normative comunitarie. A tal proposito proprio prima del voto in Parlamento è stata presentata richiesta di un rinvio del voto in attesa delle risultanze in arrivo dalla CURIA, ma la mozione è stata respinta ed il voto ha così potuto aver luogo senza proroghe ulteriori.
478 voti hanno spazzato via il documento ed il relatore David Martin (S&D) ha così puntualizzato il proprio punto di vista anche in ottica futura:
Sono molto felice che il Parlamento abbia deciso di seguire la mia raccomandazione di respingere ACTA […] Sosterrò sempre le libertà civili rispetto alla protezione del diritto di proprietà intellettuale.
I sostenitori dell’ACTA tenteranno ora di riprendere in mano il testo per plasmarlo al fine da poterlo riproporre sotto nuova veste e con un approccio più morbido e conforme ai principi comunitari. Ad oggi, però, l’attuale bozza viene definitivamente fermata e le parole con cui il Parlamento Europeo comunica l’esito del voto non lasciano margini di dubbio al significato espresso dalla seduta plenaria:
L’accordo ACTA, che è stato negoziato tra Ue, Stati Uniti, Australia, Canada, Giappone, Messico, Marocco, Nuova Zelanda, Singapore, Corea del Sud e Svizzera, è stato concepito per rafforzare l’applicazione dei diritti di proprietà intellettuale. Il voto di mercoledì significa che né l’UE né i suoi Stati membri potranno far parte dell’accordo.