Chi non muore si rivede ed evidentemente, anche se la SOPA è stata sconfitta, il suo principio non è mai morto. Così, mentre in Russia si inventano una legge ammazza-siti, negli USA stanno lavorando a un nuovo disegno di legge, l’ennesimo acronimo che gli attivisti impareranno presto ad odiare: IPAA (Intellectual Property Attache Act), pensato per dare più potere al controllo dei copyright fuori dal suolo americano.
Il merito di questo scoop va a Techdirt, che ha scovato la bozza di questa legge a cui sta lavorando, in un gruppo bipartisan, il deputato repubblicano Lamar Smith, ufficialmente per rendere coerenti una serie di norme atte a garantire un migliore utilizzo dei fondi dell’Ufficio brevetti, ma in realtà – leggendo fra le righe – si comprende che il vero obiettivo possa essere quello di rafforzare di molto gli strumenti tecnici di identificazione degli IP e legislativi per chiederne la responsabilità di violazione dei diritti d’autore delle persone che vi sono collegate.
Viene alla mente il caso del giovane inglese Richard O’Dwyer, sulla cui testa pende una richiesta di estradizione: l’IPAA permettebbe di agire con più velocità in tal senso? Difficile rispondere ora, ma stanno già fioccando le critiche. Basti pensare che, attualmente, gli enti federali che si occupano delle norme riguardanti gli IP sono: Il Coordinamento sulla proprietà intellettuale, l’Ufficio dei diritti di proprietà intellettuale presso il Dipartimento di Commercio, l’Ufficio Internazionale per l’Applicazione della Proprietà Intellettuale presso il Dipartimento di Stato, l’Ufficio del Commissario per la politica e gli affari esterni incaricati presso l’Ufficio Brevetti e Marchi, il Centro Nazionale per la difesa dei diritti di proprietà intellettuale, l’Ufficio della proprietà intellettuale e l’innovazione del Rappresentante del Commercio degli Stati Uniti e la Copyrights Task Force presso il Dipartimento di Giustizia. Che bisogno c’è di un altro organismo?
Qui sta l’idea di questa legge: sfruttare le sedi diplomatiche sparse in tutto il mondo per ampliare a dismisura la presa degli Stati Uniti sulla violazione del diritti intellettuali. Da qui il singolare ruolo di IP attaches: secondo i fautori, dei semplici «diplomatici dell’IP», secondo i detrattori dei «teppisti di Hollywood» pagati dallo stato per mettere pressione in loco. Se così fosse, la SOPA non è morta, anzi viene rilanciata su scala politica globale. Per certi versi andando anche a sopperire alle mancanze della caduta dell’ACTA.
Il commento di Techdirt non potrebbe essere più esplicito:
Le specifiche del disegno di legge sembrano andare oltre SOPA. È chiaro che la stessa legge è inquadrata in una prospettiva massimalista. Non c’è nulla in merito ai diritti del pubblico, o degli altri paesi per progettare i loro propri regimi di Proprietà Intellettuale. Il suo unico scopo è far avanzare i diritti di proprietà intellettuale dei privati degli Stati Uniti e dei loro concessionari. Il disegno di legge “eleva” l’IP attaches come propria agenzia, inventando un nuovo ruolo: l’Assistente Segretario di Commercio per la Proprietà Intellettuale. Sì, avremo un altro zar IP, questa volta focalizzato nel Dipartimento del Commercio.