La Rai non può impedire la visione dei suoi programmi agli abbonati Sky. Il TAR del Lazio ha annullato la delibera n. 732/09/CONS, in quanto l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) non ha accertato le gravi violazioni degli obblighi di servizio pubblico. La Rai quindi non poteva oscurare una parte della sua programmazione e limitarne la visione solo ai possessori di un decoder Tivusat.
Come è noto, quando viene trasmesso sul satellite un programma per il quale non si dispone dei diritti per l’estero, ad esempio le partite di calcio, l’emittente televisiva (in questo caso la Rai), oscura il canale e obbliga l’utente all’acquisto di un decoder, se la sua zona non è coperta dal segnale del digitale terrestre. In base alla sentenza del TAR, questi oscuramenti sono però illegittimi, dato che non è stato rispettato il contratto di servizio pubblico 2007/2009 in vigore fino al 28 giugno 2011, secondo il quale la programmazione doveva essere visibile gratuitamente su qualsiasi piattaforma distributiva.
Tivusat è la piattaforma satellitare nata per garantire la visione dei canali Rai, Mediaset e Telecom Italia Media ai cittadini che abitano in zone penalizzate da problemi di copertura del DTT. La codifica utilizzata per la trasmissione (Nagravision) non è però supportata da Sky, per cui gli abbonati sono costretti all’acquisto di un secondo decoder. La sentenza del tribunale ha stabilito anche che la promozione di Tivusat rappresenta un aiuto di stato illegittimo, in quanto crea “un vantaggio di rilevanza economica nei confronti di soggetti terzi rispetto al concessionario pubblico”. Inoltre, la Rai non può utilizzare i ricavi derivanti dal canone per finanziare attività non inerenti al servizio pubblico generale radiotelevisivo.
Anche il nuovo contratto di servizio 2010/2012 obbliga la Rai a diffondere la sua programmazione senza oscuramenti, rispettando l’obiettivo di universalità del servizio pubblico e i principi di neutralità tecnologica. La Rai ha annunciato che presenterà ricorso.