Microsoft è nuovamente sotto la lente d’ingrandimento della Commissione Europea. Ed il problema, ancora una volta, è Internet Explorer. La diatriba ferma alla sanzione da 899 milioni di euro del 2008 e che sembrava definitivamente conclusasi con l’ultimo mini-sconto (a 860 milioni di euro) della Commissione al gruppo di Redmond, infatti, si riapre improvvisamente a seguito della presunta “disobbedienza” Microsoft ai dettami imposti dalle autorità europee.
Il problema sarebbe stato identificato in Windows 7 SP1: con la distribuzione del Service Pack, infatti, Microsoft avrebbe rimosso l’imposizione del Choice Screen (il modulo di scelta che esclude l’imposizione standard di Internet Explorer come browser predefinito, offrendo alla scelta dell’utente le alternative Firefox, Chrome, Safari, Opera ed altri browser miniro). Così facendo, quindi, il gruppo avrebbe ripristinato tra il febbraio 2011 e la data odierna la situazione pregressa all’arrivo del Choice Screen e potrebbe incorrere ora pertanto in nuove gravose sanzioni. Con l’ultimo report datato dicembre 2011 Microsoft autocertificava la propria piena rispondenza alle indicazioni della Commissione, promettendo pertanto pieno assolvimento agli obblighi della sentenza.
Molto dure le parole di Joaquin Almunia, commissario antitrust europeo, che tra le righe lascia trapelare l’idea di una fiducia tradita che ora aprirebbe a nuovi scenari legali obbligati:
Prendiamo molto seriamente l’obbedienza alle nostre decisioni. E ponevo fiducia nel fatto che i report della compagnia fossero accurati. Ma sembra non sia questo il caso, indi per cui siamo immediatamente entrati in azione. Se a seguito delle nostre investigazioni l’infrazione dovesse essere confermata, Microsoft deve attendersi sanzioni.
In che misura possano essere tali nuove sanzioni non è dato sapersi, ma saranno presumibilmente calibrate su due parametri: sul fatto che trattasi di una grave recidiva e sul fatto che abbia avuto una durata pari a circa 16 mesi.
Microsoft, peraltro, non sembra voler in alcun modo negare le accuse, confermando il fatto che il Choice Screen non sia più comparso, ma accreditando tale intoppo in un semplice problema tecnico sul quale il gruppo intende agire ora con estrema solerzia. Microsoft si scusa, insomma, e promette immediati interventi a riparazione del danno. Ma la frittata è fatta ed ora con ogni probabilità non resterà altro che trattare per concertare sanzioni non eccessivamente penalizzanti.
Il titolo non sembra al momento risentire particolarmente dell’impatto della notizia: il titolo apre positivo nelle trattative pre-market a Wall Street, in previsione probabilmente di una ricaduta minima delle sanzioni sui bilanci annuali del gruppo di Redmond. Ad una notizia negativa, del resto, fa da contraltare una notizia positiva proveniente dagli Stati Uniti: il caso relativo a WordPerfect che vedeva Novell sul fronte opposto è stato dismesso poiché le prove apportate al caso dall’accusa non sono state considerate sufficienti a sostenere il teorema anti-Microsoft.