La Commissione europea ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia per le norme varate in materia di unbundling. La responsabile dell’agenda digitale, Neelie Kroes, ritiene nello specifico che le norme varate su accesso alla rete fissa e servizi collegati scavalchino l’autonomia dell’Agcom. Il responsabile sarebbe quindi il decreto semplificazioni, ma il dito è inevitabilmente puntato contro l’Agcom stessa, che non svolge il suo compito di monitoraggio sulla concorrenza nel mercato delle telecomunicazioni, restando soggiogata al volere del legislatore, fatto che ne mina giocoforza l’indipendenza.
Un’infrazione annunciata, se si pensa che fin dall’approvazione di tale decreto, e nei mesi successivi, quando l’attuale governo aveva tentato dei correttivi, la Commissione aveva ripetutamente criticato lo spirito di quelle norme, minacciando sanzioni che ora arriveranno puntuali. È la stessa commissione a spiegarlo nel comunicato che ufficializza l’intervento europeo in materia:
L’indipendenza delle autorità nazionali di regolamentazione è un principio fondamentale della normativa comunitaria sulle telecomunicazioni. Per esempio, i regolatori non devono sollecitare o accettare istruzioni da alcun altro organismo in relazione alla regolamentazione del mercato.
La posta in gioco è un emendamento alla legge italiana, che mira a disaggregare la fornitura di accesso alla rete di Telecom Italia, l’attivazione o il mantenimento delle linee cioè i cosiddetti servizi accessori. La legge in questione vorrebbe prescrivere una soluzione particolare e quindi anticipare la discrezione di AGCOM. Secondo la Commissione europea AGCOM dovrebbe essere in grado di affrontare qualsiasi potenziale problema di concorrenza in modo indipendente.
Il problema sta tutto qui. Secondo la Kroes, le norme si pongono anche un obiettivo giusto, ma il metodo è sbagliato. L’unbundling era il grimaldello col quale il legislatore – all’epoca il ministro Paolo Romani – si proponeva di abbassare il canone dell’utenza sui costi di manutenzione: l’idea era quella di consentire alle aziende che affittano la rete da Telecom di scegliersi i propri manutentori, pagandoli di proprio invece di affidarsi a Telecom e finire per cascare sulla bolletta con costi non prevedibili e non contrattabili (e infatti i contratti di unbundling sono aumentati).
Purtroppo però il fatto che governo possa dettare i tempi e superare il potere discrezionale dell’Agcom ha portato a una infrazione che mette un grande punto di domanda sulla qualità dell’operato dei firmatari del decreto: nella sua battaglia personale contro Telecom, l’ex ministro ha forzato la mano finendo col farci pagare una multa preannunciata. Non solo: l’Agcom, prima della scadenza del mandato- in attesa del nuovo consiglio – aveva chiesto un parere alla Commissione, ma sul tavolo della Kroes erano arrivate anche le rimostranze della Etno, l’associazione delle principali telco.