Il giudice Lucy Koh ha enunciato il verdetto definitivo relativo allo scontro legale tra Apple e Samsung, nel quale entrambe le parti sfidano il gruppo rivale in termini di brevetti. E la sentenza, pur se complessa in virtù della molteplicità di brevetti e prodotti coinvolti, parla sufficientemente chiaro: Samsung ha violato in molti casi la proprietà intellettuale Apple e per questo motivo dovrà ora ricorrere in appello per tentare di evitare una gravosa ricaduta sul destino della propria produzione.
La sentenza ha richiesto oltre 20 ore di dibattito da parte della giuria per un resoconto finale di venti pagine. Quel che ne esce è una chiara vittoria Apple in ambito smartphone, ove Samsung è stata colta in violazione dei brevetti di Cupertino, mentre in ambito tablet la situazione è favorevole per il gruppo coreano (il Galaxy Tab, insomma, non viola i brevetti relativi al design dell’iPad). Dallo scroll al multitouch, passando per il tap-to-zoom: le richieste Apple sono state accolte nella quasi totalità dei casi, il che sembra mettere in serio pericolo la tenuta del rapporto tra Samsung e Android in virtù della stretta che gli accordi con Microsoft da una parte e la vittoria Apple dall’altra sembrano disegnare attorno al robottino di Mountain View.
Il danno complessivo è stato calcolato in 1,052 miliardi di dollari. La somma è data dal riconoscimento di buona parte delle infrazioni richieste da Apple, mentre al contrario nessuna delle richieste Samsung è stata accolta. Apple non deve pertanto nulla alla controparte e ne esce pertanto con una ampia, pur se non completa, vittoria. Samsung può festeggiare soltanto il fatto che non sia stata riconosciuta la violazione del design dell’iPad. Al gruppo viene inoltre riconosciuto un aggravio relativo all’UMTS, tecnologia nella quale il gruppo avrebbe agito in violazione delle norme antitrust.
L’origine dello scontro
Il caso in questione è relativo soltanto ad una delle decine di denunce per violazione di copyright che Apple ha disseminato per il mondo: dagli Stati Uniti all’Australia, dall’Olanda alla Germania; contro HTC e Motorola, contro Amazon e Nokia. E altrettanto hanno fatto gli altri: Google/Motorola, per dirne una, ha appena chiesto al governo USA di bloccare l’importazione di iPad, iPhone e iPod Touch negli Stati Uniti. Per Apple trattasi quasi di un debito di riconoscenza nei confronti di Steve Jobs, il quale avrebbe giurato vendetta a Google promettendo di “distruggere” Android in quanto copia non autorizzata di iOS. Qualcosa che Jobs, negli ultimi mesi della propria vita, non ha accettato e contro cui si è scagliato con estrema decisione.
Sebbene il contesto sia ricco di sfaccettature, quella chiusa oggi è tuttavia una delle causa più delicate poiché ricchissima (2,5 miliardi di dollari di richiesta danni da parte di Apple), dirompente (Apple ha chiesto di impedire a Samsung la vendita della linea top dei suoi prodotti negli USA) e fondamentale, poiché riguarda il ricco mercato degli smartphone e dei tablet che Apple ha dominato negli anni scorsi e che oggi vede minacciato da una forte concorrenza.
La storia che ha portato al giudizio di oggi comincia, processualmente, il 15 aprile 2011. Quel giorno Apple ha denunciato Samsung al tribunale della California del Nord (la circoscrizione della Silicon Valley) per violazione di diversi diritti legati alla propria proprietà intellettuale. Secondo Apple, Samsung avrebbe deliberamente copiato la forma dei propri telefoni e tablet, diversi elementi dell’interfaccia grafica, icone, molte funzionalità del sistema operativo e persino le scatole di vendita.
A prova delle proprie affermazioni, Apple ha portato in aula il design di diversi dispositivi Samsung, compreso Galaxy S, S II, Galaxy Tab, Galaxy Tab 10.1 e altri. Le principali violazioni riguardano il brevetto 504.889 del 10 maggio 2005, quello che definisce la forma di un tablet, e il brevetto 593.087 del 26 maggio 2009, che definisce la forma di uno smartphone.
In entrambi i casi questi due brevetti coprono la consueta forma di uno smartphone e di un tablet che siamo abituati a vedere in molti dispositivi di questo tipo: angoli arrotondati, schermo incassato in una cornice, un pulsante al centro e così via.
Durante il processo, Apple ha prodotto diversi documenti interni di Samsung che hanno mostrato in modo inequivocabile come nella progettazione di diversi smartphone, l’azienda coreana ha eseguito approfonditi confronti fra i propri dispositivi e l’iPhone, cercando di rendere i propri prodotti più simili al telefono di Apple.
Samsung ha negato di aver copiato Apple (“sono confronti che facciamo con molti prodotti”), ma non ha potuto negare la somiglianza di molti dei propri dispositivi con gli equivalenti della mela, ma ha affermato come quella sotto osservazione sia la forma naturale per i dispositivi di questo tipo: «piuttosto che competere nel mercato – ha detto uno degli avvocati nell’arringa finale -, Apple vuole utilizzare un tribunale per impedire al suo maggior concorrente di dare ai consumatori quello che vogliono: un telefono con un grande schermo».
Samsung, con un atto che è sembrato più un modo per non lasciare solo ad Apple il campo delle accusa, ha anche denunciato a sua volta l’azienda fondata da Steve Jobs per violazione di alcuni brevetti riguardanti lo standard wireless 3G. La richiesta di risarcimento dell’azienda coreana è pari a circa 400 milioni di dollari.
Nel modulo che il giudice federale Lucy Koh ha somministato ai nove giudici popolari in modo da aiutarli a prendere una decisione si doveva, per ognuno dei prodotti di Samsung elencati, indicare con un Sì o con un No se la loro forma o le loro funzionalità avessero violato uno dei brevetti di Apple. Stessa cosa si doveva fare con i brevetti appartenenti a Samsung per iPhone e iPad.
Le conseguenze della sentenza
Con ogni probabilità la vicenda vivrà un supplemento dibattimentale in occasione dell’appello che Samsung dovrebbe presentare nelle prossime settimane. Difficilmente, infatti, il colosso coreano potrà subire inerme uno smacco di questo tipo poiché, oltre al danno economico, il ballo v’è un intero mercato nel quale Samsung ha conquistato un ruolo di primo piano grazie a prodotti di qualità e grazie al matrimonio con Android.
Da più parti si vede la sentenza come una vittoria di Steve Jobs, colui il quale promise vendetta a Google puntando il dito contro il sistema operativo rivale, ma l’esito potrebbe favorire altresì Microsoft in virtù del possibile spostamento di investimenti da Android a Windows Phone 8. Se quest’ultimo non rappresenta però ancora in alcun modo una minaccia per iOS, creare una frattura tra Samsung e Android sarebbe invece per Cupertino una vittoria senza pari che il gruppo tenterà di confermare anche in sede di eventuale ricorso.
Le parti non hanno al momento commentato la sentenza, pronunciata peraltro soltanto dopo la chiusura delle trattative a Wall Street. Per pesare la reazione della Borsa occorrerà pertanto attendere l’apertura delle quotazioni nella giornata di lunedì. Nel mercato after hour AAPL ha comunque già messo da parte una crescita di circa un punto percentuale.