“Antisocial network”, così il quotidiano inglese Indipendent ha etichettato Facebook. A un primo sguardo pare infatti che il gruppo di Mark Zuckerberg non abbia i conti in regola nel Regno Unito: a fronte di introiti quantificati in 175 milioni di sterline, ne avrebbe versate nelle casse del fisco britannico solo 238.000. Approfondendo la questione sembra però che si tratti della stessa pratica adottata da altri colossi del mondo tecnologico (come Google, Apple e Amazon), ovvero esportare i profitti presso la sede irlandese del gruppo.
Indipendent ha dunque preso un abbaglio? Non proprio. Nell’articolo tutto è documentato con precisione: il denaro guadagnato da Facebook è frutto dello studio condotto dall’istituto Enders Analysis, mentre le tasse pagate sono di dominio pubblico e ottenute attraverso delle semplici visure camerali. Sono riportate anche le parole del deputato laburista John Mann, membro della commissione parlamentare del Tesoro.
Il comportamento di queste società è immorale: non pagano le tasse nei paesi in cui fanno profitti. Si tratta di aziende che traggono benefici dall’infrastruttura Internet di una nazione, senza poi contribuire in alcun modo economicamente.
I vertici del social network hanno replicato mediante una dichiarazione rilasciata da un portavoce, ma senza alcun riferimento alle cifre e che non fa cenno alla pratica di spostare i profitti registrati in un paese che offre una minore pressione fiscale.
Come tutte le aziende presenti in decine di nazioni compiliamo report sulle nostre attività locali, ma questi dati non rispecchiano necessariamente le performance globali del gruppo. Dunque, utilizzarli per trarre conclusioni sarebbe un errore.