Un acceleratore di startup, per supportare lo sviluppo di idee oppure promuoverne il successo economico tramite release da testare sul mercato: Xone è il passo di Vodafone verso le nuove imprese, in stile californiano ma coi piedi ben piantati nel paese. Tanto che il ministro Corrado Passera è stato l’ospite di riguardo di un dibattito intitolato «Acceleriamo le Startup: l’impresa a sostegno delle idee» presso il Vodafone Village.
Sembra proprio che tutti abbiano scoperto le startup e che questa dimensione stia ormai entrando nella cultura aziendale del paese. Dopo le misure del governo sul decreto crescita e il progetto Restart Italia per la loro definizione, non si contano le iniziative pubbliche e private. È tutto un fiorire di incubatori, spazi, progetti di partnership aziendali (il Talent Garden di Milano, il Working Capital a Roma), tanto da alimentare una paura – o un sospetto – di overtreatment all’italiana, una miscela micidiale di attenzione mediatica e politica che non porterebbe a nulla di buono e, anzi, a qualche delusione.
Con grande trasparenza, il dibattito trasmesso in streaming sul sito di Xone (un neologismo coniato da Vodafone che unisce il concetto di “x”, ovvero l’incognita matematica, con quello di zona) si è molto concentrato sulla reale aspettativa che una startup può avere rispetto all’interesse di una grande compagnia, a partire dalle stesse parole di Paolo Bertoluzzo, CEO di Vodafone Italia che ha ribadito la premessa di un acceleratore di questo tipo:
Bisogna avere l’onestà di dire che per noi è importante riuscire a individuare dei servizi che possano essere integrati nella nostra azienda, ma c’è anche un componente culturale.
Questa componente è ben descritta, catturata dentro il flusso in tempo reale del dibattito:
Paolo Bertoluzzo "per una grande azienda c'è un valore enorme nell'avere nei propri uffici persone con la forma mentis della startup" #xone
— Vodafone it (@VodafoneIT) November 19, 2012
Il sistema Xone prevede una selezione delle startup da parte di società di venture capital, partner di Vodafone, la quale identifica i concept per lei interessanti, innovativi, raccolti dalle startup selezionate, e propone ospitalità in Via Lorenteggio nella nuova sede (un moderno complesso ecosostenibile di 67.000 mq), know how dei suoi dipendenti e release in Beta delle idee. In caso di successo, la startup viene aiutata ad operare sui mercati internazionali.
I partecipanti alla discussione, oltre a Corrado Passera, sono stati Enrico Gasperini (Founder e Chairman di Digital Magics), Mauro Pretolani (General Partner, TLcom Capital) e Paolo Ainio, fondatore e CEO di Banzai, che hanno risposto alle domande del giornalista Massimo Sideri.
Si è snocciolato tutto il possibile in merito al tema dell’incontro, perché unire due mondi dalle dimensioni economiche così differenti è complicato: da un lato, la creatività dei piccoli, dall’altro la potenza economica e infrastrutturale di una società multinazionale. Fino a che punto questi incubatori possono stimolare le startup senza rischiare di tarpare loro le ali? Quali sono gli elementi da esaltare in una startup? Le risorse umane, i contenuti, è solo una questione di soldi, di costi/opportunità?
La questione più concreta è stata sollevata proprio dal ministro: il Fondo Italiano d’Investimento interverrà come “fondo dei fondi” con 60 milioni di euro già stabiliti per le nuove imprese senza bisogno di decreti, dato che è una decisione presa nel CdA della società Fondo Italiano; inoltre, ha dato una scadenza importante:
Non lasceremo nulla di incompiuto. Il decreto startup sarà legge prima delle elezioni.
Il video dell’intero dibattito sarà presto a disposizione sulla pagina di Xone-Vodafone, per poterne apprezzare tutti i contenuti (inevitabilmente accennati e non approfonditi nella sola ora dell’incontro).
La sensazione è che, tra qualche moda e qualche superficialità, comunque si stia aprendo una fase nuova, molto più veloce, per le nuove imprese di ITC, digitali, italiane. La creatività non è mai mancata – anche per questo l’Italia è il primo paese europeo in cui la compagnia di telecomunicazioni applica il progetto nato nel 2011 nella Silicon Valley – ma le terribili condizioni fiscali e legislative nella quale questa energia è costretta a sviluppasi ha effetti molto negativi sulla nascita e crescita spontanea.
Gli startupper tuttavia sono avvisati: operare sotto incubatori e acceleratori o godere di capitali di investimento iniziali è solo il primo passo di una società di questo tipo: prima o poi il mercato deve dire la sua, e soprattutto viene il momento il cui chi ti ha sostenuto potrebbe essere tentato dal non farti crescere troppo. Quello è il momento di dire grazie e fare da soli.