IVA sugli ebook: cresce il movimento del 4%

Anche in Italia sta crescendo un movimento per l'equiparazione degli ebook ai libri cartacei. Ora anche una proposta di legge depositata in Parlamento.
IVA sugli ebook: cresce il movimento del 4%
Anche in Italia sta crescendo un movimento per l'equiparazione degli ebook ai libri cartacei. Ora anche una proposta di legge depositata in Parlamento.

Petizioni online, da parte di attivisti e rappresentanti di consumatori, e una proposta di legge depositata in Parlamento: in Italia si sta levando un coro di voci favorevoli all’equiparazione dell’Iva tra libri cartacei ed elettronici. Si potrebbe chiamare il “movimento del 4%”, che chiede a gran voce l’abbassamento dell’imposta dall’attuale 21% all’imposta facilitata per i beni utili.

La mobilitazione trae senso da due concetti. Innanzitutto, il libro elettronico è un libro a tutti gli effetti, e se si ritiene che il suo uso sociale lo qualifica come un bene non superfluo non c’è ragione di pensare all’ebook solo come ad un file informatico piuttosto che non alla estensione differente di quello stesso bene.

Il secondo principio è anche più concreto: con la crisi economica gli italiani stanno tagliando anche su beni primari, a imposta bassa, libri compresi, mentre gli ebook stanno crescendo: alla fine di dicembre 2011 il mercato contava 19.884 titoli, a giugno 2012 erano diventati 31.615 e a settembre sono passati a 37.662. Abbassare l’Iva permetterebbe di allargare la platea di consumatori e darebbe respiro al settore. Per questa ragione, la mobilitazione ha dato frutto anche dentro le istituzioni, con una proposta di legge presentata da un gruppo di deputati alcune settimane fa, primo firmatario Davide Caparini (Lega nord), nella quale si chiede l’equiparazione:

I nuovi supporti digitali consentono la fruizione di libri, periodici e quotidiani anche non cartacei ma, inspiegabilmente, l’aliquota dell’Iva per i testi digitali è stabilita al 21 per cento. Proponiamo l’applicazione di un’identica aliquota ridotta dell’Iva al 4 per cento sulle pubblicazioni cartacee ed elettroniche, anche distribuite attraverso piattaforma telematica, al fine di incentivare alla lettura, accrescere la diffusione di testi, agevolare il risparmio delle famiglie, rispettare l’ambiente e diffondere prodotti ecocompatibili, fruibili, facilmente aggiornabili e interattivi.

La firma di un esponente dell’ex centrodestra – governo che non si distinse per il suo atteggiamento verso la Rete – non deve sorprendere: questa iniziativa è chiaramente in contrasto con l’attuale decreto stabilità del governo, che si basa sull’aumento dell’Iva addirittura al 22% per l’anno prossimo e che la Lega, com’è noto, non appoggia. Quindi, Palazzo Chigi, pur avendo al suo interno sensibilità almeno teoricamente favorevoli (si pensi a Corrado Passera), deve fare i conti con il famoso «rigore» imposto dall’Europa, trovandosi in una situazione delicata.

L’Europa, infatti, ha multato i paesi, come Francia e Lussemburgo, che sono andati avanti da soli senza una coerente legislazione continentale. La proposta di legge sarebbe dunque in contrasto con Bruxelles? Al momento sì, ma questo non significa che non serva a sollevare un dibattito sulla complessa filiera del testo, dagli editori ai consumatori, passando per le librerie, le biblioteche, gli store online, i formati, e anche sulla proposta degli editori di un credito d’imposta sull’innovazione digitale (che avrebbe il vantaggio di superare il niet europeo).

Una cosa è certa: più il tempo passa e più c’è il convincimento che questa differenza sia concettualmente ingiusta ed economicamente suicida, ma anche lasciandola da parte è arduo persino cercare di stabilire quanto dovrebbe costare un ebook alle attuali condizioni, considerando che il prezzo sta scendendo pericolosamente per effetto della forte concorrenza del mondo digitale.

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