Apple e Harley-Davidson unite da un insolito e velocissimo destino. Le due società statunitensi, sebbene appartenenti a settori di mercato diversi, provengono da un accordo congiunto per lo sfruttamento di un marchio: quello di Lightning. Un caso ironico, dove la velocità di comunicazione della nuova porta di iPad e iPhone è in diretto paragone con le sfreccianti motociclette del colosso dei motori.
La questione è decisamente semplice: Harley-Davidson ha registrato il marchio Lightning qualche anno fa tramite H-D Michigan Inc, la holding che si occupa di gestire le proprietà intellettuali del gruppo. Il nome non è però collegato a una categoria specifica di prodotti per motori, bensì al marketing: t-shirt, cappellini, videogiochi, caschi, device per la segnaletica stradale e addirittura televisori e altri strumenti d’intrattenimento.
Il marchio registrato da Harley-Davidson ha corso legale fino a fine 2013, quindi per la Mela non vi è stata altra alternativa che lanciarsi nell’ennesima compravendita per evitare una causa legale. Così facendo, si è aggiudicata i diritti sul nome e ha potuto brandizzare a piacere il nuovo sostituto della connessione dock. Un nome tutt’altro che casuale, considerato come faccia il paio con Thunderbolt, la porta fulminea di cui tutti i nuovi Mac sono dotati.
Non è la prima volta che Apple si lancia in simili accordi. Solo di qualche giorno fa è la notizia del contratto multimilionario con le ferrovie svizzere per lo sfruttamento dell’orologio di Swiss Rail su iOS 6, ma in passato vi sono state battaglie ben più agguerrite. È il caso del nome iPad, detenuto dalla società cinese Proview Technologies, che non pochi grattacapi ha generato in quel di Cupertino.
La vicenda è annosa e si è conclusa con il pagamento di una maxi parcella per acquisirne i diritti, sebbene i contorni legali non siano mai stati pienamente messi in evidenza. A quanto pare, Apple avrebbe comprato il marchio iPad nel 2010 da società controllate di Taiwan e di Honk Kong, tuttavia questo tipo di contrattazione non è stata ritenuta valevole all’interno dei confini della Cina continentale. Dopo diversi mesi di guerra in aula, la Mela e Proview si sono accordate per la cifra ragguardevole di 60 milioni di dollari. Per la stampa specializzata, però, la questione legale è sempre apparsa come un mero tentativo della società cinese di trovare contante liquido post-fallimento per pagare i creditori.