È arrivato secondo con il 35,5%, ma sul Web avrebbe già vinto al primo turno. Le primarie del centrosinistra sono state certamente un evento social-mediatico di grande rilevanza, molto diverso da quelli precedenti – spesso scontati – nel quale il principale protagonista mediatico è stato senza dubbio Matteo Renzi, al contrario del segretario Pierluigi Bersani, che comunque ha raccolto il 44,9% dei consensi.
Più giovane, più abile nell’usare i mezzi di comunicazione, il sindaco di Firenze ha ottenuto un risultato inequivocabile: anche se i candidati erano cinque, il suo profilo Facebook e il suo account Twitter sono stati i più cliccati e re-twittati. Un impatto metrico, facilmente misurabile (oggi l’hashtag #Renzi è stato per lungo tempo l’unico presente nella top ten), ma che riguarda soprattutto uno stile comunicativo più adatto.
Il fenomeno diventa particolarmente interessante se si considera la natura di questa candidatura: Renzi, infatti, non è un candidato radicale e nel suo programma ci sono contenuti – come quelli riguardanti la scuola, i dipendenti pubblici, i rapporti con la finanza – che almeno teoricamente non dovrebbero piacere al cosiddetto “popolo della Rete”, demograficamente più orientato a temi di sinistra. Ad ogni latitudine, i sondaggi hanno sempre mostrato una inclinazione maggiore dei netizens per opinioni di sinistra anche del 5% rispetto all’esito delle urne.
Eppure, un candidato moderato è riuscito dove nessuno era riuscito prima. Il motivo? Probabilmente proprio l’essersi ispirato al lavoro del miglior esempio di net-politico, il presidente Obama. Il famoso slogan della rottamazione ha catturato quella parte, molto consistente, di persone stanche dei partiti, della dirigenza del centrosinistra, ma non della politica (altrimenti voterebbero il movimento di Beppe Grillo). Per rendersene conto, basta seguire il flusso #cxsiamo. Negli Stati Uniti, Barack Obama ha puntato per il secondo mandato sullo stesso tipo di elettorato, riportando al voto una middle class che era quasi intenzionata a restare a casa.
Un giornalista acuto come Mentana l’ha subito evidenziato: le primarie hanno effetto sull’intero bacino:
Effetto primarie sul sondaggio TgLa7: Pd al 30,3%, Renzi davanti a Monti premier preferito. 5 stelle 17,3, Pdl 16,4. Crolli Udc 4, e Idv 2,1
— enrico mentana (@ementana) Novembre 26, 2012
Una parte fondamentale della crescita di questi trend, sia generali che specifici, l’hanno avuta alcune polemiche che hanno scatenato l’ironia – benzina indispensabile sui social network – degli utenti e sostenitori: la questione del regolamento, considerato un po’ farraginoso, il dibattito in diretta televisiva e in streaming coi “fantastici cinque” e i tormentoni che ne sono nati (come il Pantheon).
Oggi, non a caso, Renzi è ancora trendsetter con una punzecchiatura sui dati ufficiali che a quanto pare non gli risultano, come suggerisce nel suo ultimo post su Facebook.
Queste primarie sono state vissute molto più maturamente in Rete, non sono state elezioni basate sull’ironia, come il ballottaggio di Milano 2011: ha contato di più il desiderio di mettere in discussione un apparato.
Per rendersi conto dell’impatto di Renzi in queste primarie basta leggere le statistiche rese note da Vincenzo Cosenza: Facebook e Twitter citano Matteo Renzi per il 45% del totale delle conversazioni, il 29% Pierluigi Bersani, il 20% Nichi Vendola, Laura Puppato e Bruno Tabacci al 3%. Renzi sta acquisendo 743 fan e 1219 follower al giorno e sta superando anche Vendola, che godeva di un netto vantaggio su entrambi i social.
Se poi si confrontano i retweet della giornata, a spoglio concluso, tra Bersani e Renzi c’è un abisso: basta controllare quante volte sono stati re-twittati i seguenti messaggi:
Grazie! Per chi vuole darci una mano l'email è ballotaggio@matteorenzi.it Dai che #sevincerenzi cambiamo l'Italia…
— Matteo Renzi (@matteorenzi) November 26, 2012
Sono stracontento, perchè è stata una giornata magnifica. Tantissima gente e… http://t.co/76JnLsC6
— Pier Luigi Bersani (@pbersani) November 26, 2012
Dunque, la vittoria di Bersani è una vittoria antiquata? Per nulla, perché sarebbe ingiusto non considerare tutti gli altri elementi in campo: la personalità dei candidati, i loro programmi, le realtà urbane contro quelle meno sviluppate, il voto di protesta, quello riflessivo, quello strategico. Ma una cosa è certa: amando la polarizzazione, la Rete sarà protagonista come mai prima di questa settimana prima del ballottaggio.