Emergono nuove indiscrezioni sull’intervista rilasciata da Tim Cook all’emittente statunitense NBC, a cui si aggiunge anche la copertina del prossimo Bloomberg BusinessWeek. Dopo la conferma quasi ufficiale del futuro lancio di una iTV, l’attuale iCEO parla di investimenti e dei recenti cambiamenti alla dirigenza Apple. E, anche in questo caso, gli annunci potrebbero dare nuova spinta al titolo in borsa, dopo il crollo di oltre il 6% delle ultime 24 ore.
In materia di investimenti, pare che la mossa di assemblare alcuni esemplari di iMac all’interno dei confini degli USA sia parecchio piaciuta. Così, sebbene gran parte della produzione rimarrà in Cina, Tim Cook promette di investire 100 milioni di dollari in fabbriche nord americane. Già ora negli USA vengono prodotti parte dei processori ARM per gli iDevice e una buona scorta di Gorilla Glass per iPhone, iPad e iPod Touch, ma il 2013 sarà il vero e proprio anno della svolta:
«Ci stiamo lavorando da molto tempo e ci stiamo avvicinando all’obiettivo. Accadrà nel 2013. Siamo davvero orgogliosi di tutto ciò. Avremmo potuto optare solo per l’assemblaggio, ma il nostro progetto è più ampio perché vogliamo fare qualcosa di più concreto.»
E questa concretezza potrebbe realizzarsi con la produzione di una linea Mac, dalla componentistica all’assemblaggio, interamente “Made in USA”, sebbene non sia dato sapere se si tratti di iMac, MacBook, Mac Mini o Mac Pro.
Novità anche sul fronte del terremoto dirigenziale delle ultime settimane, con la conseguente cacciata di Scott Forstall e John Browett dalle fila della Mela. La motivazione addotta è quella della “collaborazione” per migliorare il lavoro di tutti all’interno dell’azienda. Ma cosa davvero intende Cook?
Con grande eleganza, il CEO evita di attaccare direttamente i due dirigenti sacrificati da quel di Cupertino, ma è evidente come si fosse creata una situazione di tensione a detrimento del business dell’azienda. Sono molti i report, come Tony Fadell ha sottolineato in una recente intervista, che definiscono Forstall come un personaggio scomodo, ingestibile, dittatoriale e poco incline alla collaborazione. Ed evidentemente gli errori delle Mappe di iOS 6, di cui lo stesso Forstall si è rifiutato di prenderne la responsabilità, hanno fatto traboccare il vaso. Cook vuole invece un’azienda dove tutti lavorino congiuntamente per l’obiettivo comune, dove nessuno rimanga indietro e, soprattutto, dove i dipendenti siano considerati una risorsa e non degli automi da spremere e comandare. Forstall, semplicemente, non sarebbe riuscito a inserirsi in questa visione.
«Dobbiamo essere A+ in fatto di collaborazione. E quindi abbiamo fatto dei cambiamenti affinché in azienda vi fosse un livello completamente nuovo di collaborazione.»
Ed ecco quindi spuntare Eddy Cue, il “Mr Fix-it” noto per le sue doti di abile mediatore e di team leader amato, e Bob Mansfield, la mente dell’hardware che Apple ha strappato con decisione dal pre-pensionamento. Ed ecco anche Jonathan Ive, il fautore del successo di Apple negli ultimi anni, a cui è stato conferito sempre più spazio e responsabilità maggiori:
«Jony è la persona con il miglior gusto al mondo. Ha fatto un lavoro incredibile con il design dei nostri prodotti, quindi abbiamo pensato di sfruttare queste sue doti anche per il software e per il “look & feel” del software stesso».
Una prospettiva interessante quella per il futuro del software Apple, soprattutto perché Ive pare incline ad abbandonare lo skeumorfismo tanto caldeggiato da Scott Forstall, con l’obiettivo di realizzare interfacce più pratiche ed eleganti. Permane però un unico dubbio: cosa sarebbe successo se lo stesso Forstall avesse deciso di controfirmare quella famosa lettera di scuse su iOS 6?