Continuano ad ampliarsi senza sosta le possibilità d’uso delle stampanti 3D: dopo le ipotesi legate ad uno sbarco sulla Luna per stampare componenti per le riparazioni nello spazio utilizzando rocce lunari, infatti, ecco giungere una nuova idea da sviluppare sul pianeta Terra, questa volta in ambito medico. Un progetto finanziato dalla National Science Foundation ha infatti dimostrato la possibilità di utilizzare le stampanti 3D per realizzare medicinali secondo un nuovo paradigma, decisamente più veloce ed affidabile di quelli adottati fino ad oggi nel settore farmaceutico.
Utilizzando inSçquio, un software di CAD studiato appositamente a tale scopo, ed alcune tecnologie in grado di produrre componenti su scala nanometrica, i ricercatori hanno potuto quindi mettere a punto un sistema capace di determinare con estrema precisione e massima velocità la collocazione di ogni singolo atomo all’interno del composto realizzato. Le molecole sviluppate in questo modo godono quindi di proprietà uniche, anche grazie alla metodologia utilizzata per fabbricarle.
Uno dei cardini del progetto è Parabon Computation Grid, una piattaforma di cloud computing altamente performante che ha consentito ai ricercatori di studiare ogni possibile combinazione e di effettuare simulazioni prima di procedere alla produzione dei composti sviluppati fino ad oggi. Trattasi insomma di un deciso passo in avanti rispetto alle tecniche odierne, basate su continui tentativi alla ricerca della soluzione migliore.
I primi composti realizzati sembrano quindi aver fornito risultati positivi, lasciando ben sperare per il futuro. Un futuro in cui tale tecnologia potrebbe essere utilizzata per sviluppare vaccini oppure farmaci per sconfiggere malattie di vario tipo, studiando con precisione la struttura genetica dei singoli pazienti per fornire loro una cura su misura. Ma non solo: gli autori della scoperta hanno infatti sottolineato come tale tecnologia potrebbe trovare applicazioni in vari settori, tra cui anche quello dell’elettronica.