Lavorare in Apple è un sogno di molti, tanto che da decenni circolano le più svariate leggende metropolitane sui benefit che l’azienda concederebbe ai suoi dipendenti. Il sogno, tuttavia, pare non essere condiviso da chi ci lavora davvero, visto che la Mela è crollata alle ultime posizioni della classifica CareerBliss delle migliori 50 società viste dagli impiegati.
Prima di addentrarsi nell’analisi, è doverosa una premessa: la lista elaborata da CareerBliss è tutto sommato ufficiosa, perché non si basa su analisi dirette della soddisfazione dei lavoratori bensì sul feedback anonimo ricevuto dalle pagine del proprio sito. Di conseguenza, i dati soffrono di scarsa indicatività: basta il commento di un dipendente avvelenato per sfalsarne il risultato.
Lo scorso anno Apple si è aggiudicata la quindicesima posizione, oggi la troviamo al gradino 42. Ma cosa è successo in questi 12 mesi, considerato come sia innegabile la Mela abbia decisamente a cuore la felicità dei propri lavoratori? Il fattore più importante pare essere una riduzione dello stipendio: i guadagni annuali medi stimati da CareerBliss si aggirano attorno ai 57.000 dollari, contro i 59.000 dello scorso anno. Un fattore in controtendenza con i successi di Cupertino, che nell’ultimo anno ha incrementato esponenzialmente guadagni e capitali.
Si ipotizza, poi, che la recente tempesta dirigenziale abbia avuto delle conseguenze tensive sui dipendenti, soprattutto quelli a stretto contatto con Scott Forstall. Giunta la notizia del suo licenziamento, pare che a Cupertino si siano addirittura organizzate delle feste, segno di come il carattere determinato e spesso dittatoriale del responsabile del software di iOS non fosse particolarmente gradito alla base lavorativa. Inoltre, ritardi di produzione e problematiche connesse a iOS 6 potrebbero aver sottoposto i dipendenti a stress non preventivati, con possibili dilatazioni temporali e straordinari. Possibili perché si rimane comunque nel campo delle ipotesi, visto che la ricerca di CarrierBliss – come precedentemente ricordato – non si basa sull’osservazione empirica delle aziende in questione.
Non bisogna pensare, però, che lavorare in Apple sia una sventura. Come lo psicologo del lavoro Bradley Brummel ricorda, si tratta delle 50 migliori aziende mondiali, quindi è indubbio il loro valore nella salvaguardia dei lavoratori:
«Tutti i dipendenti di queste compagnie godono della libertà di utilizzare al meglio le loro conoscenze e abilità per risolvere problemi appaganti. Questo tipo di problem solving motiva gli impiegati e conduce direttamente a un ambiente lavorativo sereno e soddisfacente.»