I rumor su iTV, il futuro televisore multimediale prodotto da Apple, proseguono incessantemente nonostante manchi ancora un intero anno prima della sua effettiva commercializzazione. E, come già accaduto in questi giorni, sono molte le testate che si sono lanciate nelle più svariate indagini. È già noto il potenziale bacino di acquirenti, la spesa media che l’utente sarebbe disposto a sborsare e le caratteristiche tecniche che iTV dovrebbe avere per far felici proprio tutti. Ultima in ordine di tempo una considerazione di Forbes che spiega come Apple, ancora una volta, correrà in salvo dell’industria dei contenuti.
Sembra che quel che Apple tocca, almeno in fatto di entertainment, diventi immediatamente oro. Così è stato quasi un decennio fa, quando iTunes ha dato nuova vita all’acquisto di brani musicali legali nell’era del P2P, e lo è tutt’oggi con i buoni risultati per il noleggio di film e serie televisive, con margini però più risicati rispetto alla musica. iTunes Store è ora il punto di riferimento per l’industria multimediale – tanto che il successo di un disco lo si valuta per la sua posizione sul negozio Apple piuttosto che dalle classiche classifica di vendita su supporto ottico – e trampolino di lancio per la rivoluzione televisiva targata Mela.
Così come sottolinea Forbes, i media canonici statunitensi sono in crisi. Time Warner Cable, The Dish Network, Direct TV e molti altri hanno tutti subìto un contraccolpo sia dettato dalla crisi economica che dallo straordinario successo di piattaforme come Netflix. E, in piccolo, questa tendenza è evidente anche in Italia, dove le TV generaliste continuano a perdere ascolti e contratti pubblicitari, mentre a emergere sono i canali di nicchia – si pensi a progetti come Real Time – o specifici programmi che fanno della commistione tra Web e TV il loro fine ultimo. Sarà un caso che l’ultimo successo di stagione, X-Factor 6, sia stato un programma di una TV satellitare a pagamento fortemente radicato sul Web, tra applicazioni per ogni piattaforma, community gestite in tempo reale su Facebook, esplosioni di trending topic su Twitter, pubblicazione di video a vagonate e contenuti on the demand?
È questo ciò che il pubblico vuole: essere padrone della propria fruizione multimediale. Ed è per questo che iTV è tanto attesa, perché rischia di essere davvero il compimento di quel viaggio a ritroso per riconsegnare lo scettro del potere nelle mani del pubblico, un percorso iniziato timidamente con YouTube e lo streaming illegale, poi ampliato da Netflix e proprio da iTunes. La TV di Cupertino promette questo, qualora i rumor della vigilia fossero confermati: un device da salotto che non domina l’utente ma si lascia dominare, con una semplicità senza pari, l’interazione con l’assistente virtuale Siri, le gesture à la Kinect, la fondamentale presenza dei social media e della Rete. È uno strumento che permetterà all’utente di costruire il proprio palinsesto, di condividerlo con gli amici sparsi per tutto il globo, di sottoscrivere solo singole trasmissioni anziché interi pacchetti di canali, gran parte dei quali finiranno nel dimenticatoio. iTV è il prodotto che salverà un settore in decadenza. In tutto questo, c’è anche il tempo per chiedersi come mai i content provider si dimostrino scettici e capricciosi, perché ancora nessuno sembra essere salito sul vagone di iTV. Cosa succederà se decidessero di non aderire alla rivoluzione di Cupertino? Probabilmente rimarranno “fermi a 30 anni fa”, così come ricordato da Tim Cook nella sua recente intervista per NBC.