Un gruppo designato dalla Commissione Europea per lavorare su media e pluralismo nel consesso dei 27 Paesi ha stilato il suo primo report dalla sua creazione nell’ottobre del 2011 e l’ha consegnato a Neelie Kroes, vice presidente della Commissione e responsabile dell’Agenda Digitale. Il testo prende in considerazione limiti e interferenze nell’informazione nei diversi stati e pone questioni generali sulla regolamentazione, ma ci sono suggerimenti che sembrano mettere in discussione l’attuale libertà dei blog.
Niente a che vedere, per il momento, con leggi “ammazza-blog” all’italiana, ma i primi commenti sparsi in Rete sul set di raccomandazioni di questo testo non sono positivi. Scritto sostanzialmente dalla professoressa Vaira Vīķe-Freiberga (ex presidente della Lettonia) insieme a Herta Däubler-Gmelin, Luís Miguel Poiares Pessoa Madure e l’esperto di nuovi media Ben Hammersley, il report (PDF) ha l’incoraggiante titolo di A free and pluralistic media to sustain European democracy e affronta in una cinquantina di pagine molti aspetti delicatissimi della libertà di informazione sotto la lente del rispetto dei diritti individuali.
I principi che più lasciano perplessi sono quelli, abbastanza antiquati, che considerano necessaria un regolamentazione giuridica per bilanciare una situazione che, si sottintende, è dovuta all’ingresso dei nuovi media nello scenario:
Eventuali nuovi quadri normativi devono essere portati in linea con la nuova realtà di un ambiente fluido dei media, che copre tutti i tipi di attività giornalistica, a prescindere dal mezzo di trasmissione.
A pagina 32 arriva un’analisi – giusta nei concetti di fondo, ma un po’ frettolosa nell’esposizione e nelle possibili conseguenze della sua interpretazione letterale – che produce le raccomandazioni 23 e 24 (in tutto sono 30), quelle che potrebbero fare immaginare una restrizione alle attività non professioniste sul Web, immaginando Corti indipendenti per ogni paese che facciano riferimento a un’Agenzia Europea per i diritti fondamentali dell’informazione che sa molto di burocrazia e poco di libertà di espressione:
L’armonizzazione non solo si riferisce ai diritti e doveri dei giornalisti (indipendentemente dal supporto), ma anche ai diritti e obblighi dei non-giornalisti verso gli utenti di Internet. Questi utenti sono coperti dal diritto della libertà di espressione; senza restrizioni l’accesso a Internet offre una nuova dimensione di libertà di espressione per i cittadini comuni, che deve essere riconosciuta, protetta e garantita. Ma crea anche nuove sfide in merito alla separazione del discorso pubblico e privato, massimizzato dal danno fatto ad altri per dichiarazioni false diffuse attraverso internet.
Possibile legiferazione sui blog a livello europeo? Neelie Kroes aveva anticipato l’uscita del report con un tweet dai toni entusiastici:
Receiving High Level Report on media freedom in #EU this morning. Very important political report – will share ASAP
— Neelie Kroes (@NeelieKroesEU) 21 gennaio 2013
Deve averlo letto, tuttavia, prima di scrivere un post sul suo blog, dove ringraziando gli autori ha specificato che «la libertà dei media è un fiore delicato» e ha messo come si suol dire le mani avanti:
Direi che questo lavoro è un giro essenziale di raccolta di prove e di leadership, ora il passo successivo è un dibattito molto serio e politico a livello europeo, compresa la consultazione pubblica. Voglio sentire cosa ne pensate!
Per questo è stato creato un indirizzo di posta elettronica dove saranno raccolte le reazioni al report di questo gruppo di consulenza alla Commissione: basta scrivere a CNECT-TASKFORCE-MEDIA@ec.europa.eu.
La questione, ben nota alla commissaria Kroes, è che molti giornalisti lamentano gli scarsi strumenti politici a disposizione dell’Unione Europea nei confronti delle violazioni della libertà di espressione (l’Ungheria è un caso recente) e d’altra parte ci sono rischi per la libertà e il pluralismo derivanti da un eventuale overtreatment legislativo. La parola spetta ai cittadini.