La scorsa settimana Google ha raggiunto un accordo economico con gli editori francesi, che permetterà al motore di ricerca di continuare a indicizzare e pubblicare estratti delle notizie sulle pagine dei propri servizi, a fronte di un investimento pari a 60 milioni di euro. Del problema si è discusso più volte in passato, con l’azienda di Mountain View già costretta a dicembre ad accogliere le richieste provenienti dal Belgio e attualmente impegnata con una diatriba simile in Germania. La stretta di mano, come in molti hanno fin da subito ipotizzato, potrebbe essere estesa anche al resto d’Europa.
Ne ha parlato Francisco Pinto Balsemão, politico, giornalista e imprenditore portoghese a capo dell’European Publishers Council, con una dichiarazione rilasciata sulle pagine di Reuters. La sua posizione è molto chiara: colossi come Google che fondano il proprio business sui contenuti prodotti da terzi devono contribuire all’attività di quest’ultimi, soprattutto in un momento come quello che sta attraversando oggigiorno il mercato dell’editoria nel vecchio continente. In Portogallo, ad esempio, nel 2012 i proventi della pubblicità sono scesi di 90 milioni di euro (attestandosi a 526 milioni), il record negativo dal lontano 1997.
I motori di ricerca generano oltre il 90% dei loro profitti dall’advertising online e una buona parte di questi arriva direttamente o indirettamente dall’accesso a notizie o contenuti prodotti da testate professionali. Questo viene fatto senza l’esplicita autorizzazione di chi ne detiene il copyright, senza alcun compenso economico. Per questo motivo, tutti gli aggregatori come Google, devono pagare. L’apertura della società per intavolare una discussione sul problema rappresenta un passo nella giusta direzione, ma ora deve avvenire lo stesso anche negli altri paesi europei.
EPC rappresenta 26 realtà editoriali di tutta Europa, come Thomson Reuters, Prisa, News International, Axel Springer e Impresa, quest’ultima guidata proprio da Balsemão. Alla luce di quanto dichiarato, è dunque lecito attendersi che la questione affrontata in Francia possa essere discussa anche negli altri territori del vecchio continente, Italia compresa.