Perché Spotify è tanto importante? Perché Spotify è Spotify. Non a caso arriva nel giorno del Festival di Sanremo: partnership a parte, a legare i due nomi v’è una leadership che sembra farsi passaggio del testimone. E così, come il Festival ha rappresentato per decenni l’emblema primo della canzone italiana e l’occasione principale per mettere in mostra i maggiori artisti del panorama musicale nazionale, allo stesso modo Spotify eredita medesimo ruolo nella nuova era della canzone digitale.
Da Nilla Pizzi a Lady Gaga il passaggio è lungo, ma l’incrocio ha una data qui in Italia: 12 febbraio 2013, oggi. Oggi Spotify apre i battenti nel nostro paese e, sebbene non porti alcuna rivoluzione in grembo, di fatto sdogana però un certo tipo di fruizione musicale tra le masse. E potrebbe quindi imprimere una virata decisa al mercato. Spotify, infatti, si è fatto conoscere all’estero per le proprie soluzioni, le proprie playlist, le proprie dinamiche sociali di scoperta e fruizione dei contenuti: arriva in Italia già colmo di potenziale, già conosciuto da molti e già maturo per essere sperimentato subito da una utenza di massa. Il passaparola, del resto, sarà molto semplice: portare online le canzoni di Sanremo (in esclusiva) mentre la kermesse è ancora in corso, infatti, significa incrociare nell’immediato le fortune del Festival con quelle del nuovo servizio online.
Free, Unlimited, Premium: sono questi i nuovi paradigmi su cui ogni utente dovrà/potrà riflettere circa il proprio modo di fruire dell’intrattenimento musicale. Così come un tempo l’unico parametro di scelta era tra album, singoli e compilation, ora la radio online, gli MP3, gli streaming, le playlist e quant’altro determinano un rapporto del tutto nuovo e diverso. Non solo si ascolta la musica, ma si entra anche in relazione con altre persone, ci si scambia virtualmente le cassettine accedendo a pubbliche playlist e si hanno molte occasioni in più per scoprire cosa di nuovo propone il panorama.
Quella che per gli utenti è una opportunità di ampio respiro, per l’intera industria musicale è una boccata di ossigeno: mentre le forme tradizionali perdono il passo ed il digitale fatica a coprirne l’emorragia continua, infatti, la pirateria è stata considerata l’ostacolo più importante da perseguire ed eliminare. Ma la pirateria spesso e volentieri è stata accostata ad una assenza di offerte alternative in quella dimensione digitale nella quale la domanda si era riversata senza trovare una corrispettiva risposta da parte delle major e degli autori. L’alternativa ha preso forma poco alla volta ed oggi sancisce un nuovo fondamentale traguardo intermedio: Spotify.
Chi ricorda il “Patto di Sanremo“, una delle tappe più grigie nella battaglia contro i mulini a vento delle major pronte a scagliarsi contro i pirati, veddrà in Spotify una occasione ulteriore: per Sanremo si tratterà di una sorta di redenzione simbolica, o più semplicemente un modo diverso (e migliore) per sfruttare il medesimo traino. “Sanremo è Sanremo”, ma in questo caso è anche qualcosa i più.
Enzo Mazza, Presidente FIMI, accoglie con logico giubilo l’esordio del servizio: «”Secondo le ultime statistiche, in Italia lo streaming rappresenta una grande opportunità: nel 2012, infatti, questo modo di ascoltare la musica è cresciuto del 77% in termini di fatturato. Spotify si posiziona come uno dei principali player nel settore e offre un modello di business innovativo che, per i consumatori italiani, diventerà certamente uno strumento aggiuntivo nell’offerta di musica digitale». EMI, Sony Music, Universal Music, Warner ed altre etichette sono già a bordo, traghettate direttamente dal palcoscenico dell’Ariston al palcoscenico online dello streaming. E il benvenuto al team svedese giunge anche dalla SIAE, pronta a ricordare quanto il servizio possa rappresentare una buona cura omeopatica per il male della distribuzione illecita:
Spotify, nelle versioni in abbonamento o gratuito con pubblicità, è un servizio musicale leader in Europa ed ha fatto molto per avvicinare gli artisti al loro pubblico. Servizi come Spotify, che rendono disponibile la musica in ogni situazione, con semplicità di accesso e di uso, sono il migliore antidoto alla pirateria che purtroppo continua a costituire, nel nostro Paese, una seria minaccia per il mondo della musica.
Spotify non è il primo e non sarà l’ultimo: di servizi simili nella forma e nei contenuti ne sono nati molti (già presenti anche in Italia) e molti sono destinati a sorgerne in futuro. Nessuno come Spotify, però, è oggi in grado di creare una coscienza nuova del consumo musicale; nessuno come Spotify è oggi in grado di attirare l’attenzione e proporre una alternativa ad iTunes partendo su presupposti diversi; nessuno come Spotify può accelerare ulteriormente il passaggio di consegne dal vecchio modo di intendere la musica ad un nuovo modo di accedervi.
Perché Sanremo e Sanremo. Ma Spotify è Spotify.