Apple è al centro di una class action avviata da quei genitori i cui figli avevano effettuato numerosi acquisti in-app su App Store senza alcuna autorizzazione, accumulando una importante somma di denaro da versare nelle casse di Cupertino. L’azienda è però intenzionata a risolvere tale causa offrendo loro un rimborso, a patto che il giudice responsabile della class action approvi la proposta.
I termini della proposta prevedono che il titolare di un account su App Store sarà in grado di richiedere un rimborso a Cupertino pari a 5 dollari – sia virtuali, da spendere su iTunes, che in contanti – complicando un semplice modulo di richiesta. Chi invece ha dovuto pagare una somma notevole di denaro a causa dei troppi acquisti in-app effettuati dal figlio a propria insaputa, avrà a disposizione un’altra opzione: potrà richiedere ad Apple un credito per tutte le spese non autorizzate effettuate nell’arco di 45 giorni, il tutto compilando una domanda più dettagliata dove si dovranno elencare tutti gli acquisti effettuati in quell’arco temporale. Si potrà infine richiedere un rimborso per un periodo superiore ai 45 giorni, ma in questo caso sarà necessario fornire ad Apple una spiegazione sul perché nessuno, in casa, si sia accorto che gli acquisti in-app siano perdurati così a lungo.
Cupertino cerca in tal modo di risolvere una class action, avviata nel 2011, che ai tempi aveva scatenato numerose polemiche negli USA. Qualora il giudice approvasse la proposta dell’azienda, i genitori vedranno arrivare i rimborsi nel corso del 2014.
Le cosiddette “app esca” vengono commercializzate su App Store come app gratuite, ma poi cercano di spingere l’utente a spendere denaro tramite gli acquisti in-app da effettuare molto facilmente. Se per gli adulti è più semplice ponderare un acquisto, per i più piccoli non è chiaramente possibile dire la stessa cosa, tanto che qualche genitore si è ritrovato un conto da centinaia di dollari da versare nelle casse della Mela proprio per tale motivo.