Negli Stati Uniti inizia la fase di attuazione del nuovo sistema di allarme sul download illegale, il CAS (Copyright Alert System). Il culmine di molti mesi di lavoro, spiegano dal Center for Copyright Information, con lo scopo di contrastare la pirateria online con un nuovo approccio multi-stakeholder che responsabilizza gli ISP, i detentori di diritti, i network di P2P e anche i consumatori stessi di contenuti multimediali come musica e film. Il concetto è quello dei sei strike: una serie di notifiche prima di iniziative dirette.
Il CAS è un programma creato dalla Motion Picture Association of America (MPAA), la Recording Industry of America (RIAA) e i cinque principali fornitori di servizi Internet: AT&T, Cablevision, Comcast, Time Warner e Verizon. Insomma, i padroni del vapore, che sembra abbiano messo in soffitta i modelli autoritari del passato (SOPA e PIPA) per sistemi che cerchino di educare il consumatore ai download leciti.
La questione, come si sa, è terribilmente controversa. L’industria musicale e dell’intrattenimento sta uscendo lentamente da una crisi fortissima, gli introiti online aumentano e la sensazione è che stiamo vivendo una normalizzazione – grazie anche alla diffusione di piattaforme e applicazioni social di grande successo, come Spotify – rispetto ai tempi del muro contro muro.
Non che il CAS manchi di difetti, anche gravi. Alcuni osservatori, a partire dalla Electronic Frontier Foundation, sono critici perché il sistema secondo loro non è in grado di impedire la pirateria, in compenso può bloccare i servizi wireless aperti, le piccole imprese del mondo della connettività, a tutto vantaggio dei colossi firmatari del progetto. Il vero problema è però il solito, quello di un deficit di protezione legale. Corynne McSherry, della EFF, è chiara:
Hanno essenzialmente creato un processo privato, extra-legale, con conseguenze reali per le persone, senza l’equilibrio e la protezione di un vero e proprio processo giudiziario.
Ecco come funziona il sistema dei sei strike: gli utenti individuati nel download illegale di contenuti protetti sono raggiunti da un messaggio vocale che li informa di essere stati colti sul fatto; il messaggio fornisce informazioni sull’infrazione, su come si può determinare se il software di file-sharing è in funzione sul computer, come rimuoverlo e dove si possono trovare gli stessi contenuti però legalmente. Se gli utenti continuano l’attività, possono ricevere un altro avviso, simile al primo.
Quando l’utente insiste una terza e una quarta volta l’ISP reindirizza i browser degli utenti verso una pagina in cui si deve riconoscere che si è ricevuta e compresa la segnalazione. La pagina include anche un breve video sul diritto d’autore e le conseguenze della violazione. Se i consumatori di file illegali sono colti una quinta e una sesta volta in fallo, entrano in vigore misure differenti: le loro connessioni Internet vengono rallentate notevolmente per diversi giorni.
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Il sistema si ferma qui. Non è prevista alcuna azione legale. È di fatto un complesso strumento capace di identificare il protocollo Internet di ogni computer che ha condiviso un determinato file protetto, ma non condivide questi dati coi proprietari di contenuti e fornitori di servizi Internet, i quali non sono coinvolti nel processo di identificazione. Tuttavia, i proprietari dei contenuti potrebbero, in teoria, presentarsi dagli ISP con citazioni dei giudici in modo da poter contattare i trasgressori. E qui sta l’inghippo più delicato.
Per non parlare di altri due elementi di giudizio negativo che stanno emergendo a 24 ore dall’inizio di questo nuovo sistema: l’espansione della Rete e la libertà dei cittadini. Il CAS rischia di bloccare la diffusione di hot spot wi-fi nei luoghi pubblici, perché la probabilità di incorrere in numerosi strike e rallentamenti è molto alta. I cittadini ritenuti colpevoli, inoltre, si troverebbero rallentati in un servizio base per la loro attività.
Naturalmente gli utenti che ritenessero di essere stati erroneamente presi di mira con misure di mitigazione avrebbero due settimane di tempo per presentare richiesta di un riesame indipendente. Ma costa 35 dollari.
Sembra un sistema fatto apposta per gli utenti non esperti, che si fanno spaventare dai primi problemi. I primi sei, per la precisione. Quindi potrà fare ben poco per fermare la pirateria online, che ormai utilizza proxy e servizi VPN per mascherare gli indirizzi IP e aggirare il sistema. Potrebbe avere successo non tanto nel fermare i pirati più grandi, che sono pochi e scaricano molto, ma quelli toccata e fuga. Che scaricano illegalmente soltanto di rado, ma sono molti.