Il colosso di Mountain View compie un altro passo verso uno dei suoi obiettivi: rendere lo scambio di informazioni da e verso la grande Rete più veloce. Dopo l’introduzione del formato WebP (al posto di JPEG e PNG) per le immagini su Chrome Web Store, Google parla oggi sul proprio blog ufficiale di Zopfli, un nuovo algoritmo di compressione capace di ridurre da tre a otto volte lo spazio occupato dai file sui server rispetto a quanto avviene oggi con zlib.
A sviluppare la tecnologia è stato l’ingegnere Lode Vandevenne, nella sede Google di Zurigo, che spiega perché la sua adozione potrebbe portare significativi vantaggi per quanto riguarda la trasmissione dei dati online. Va innanzitutto specificato che Zopfli si basa sull’algoritmo Deflate, lo stesso utilizzato negli archivi ZIP, gzip e nei file PNG. Il processo di decompressione è già oggi supportato da tutti i principali browser, dunque la sua implementazione potrebbe essere immediata.
Il rovescio della medaglia è però rappresentato dal tempo di elaborazione e dalla potenza di calcolo richiesta per ridurre le dimensioni dei file, due o tre volte superiore rispetto a quanto avviene con lo standard zlib. Per questo motivo, secondo Vandevenne, l’impiego di Zopfli è indicato principalmente per chi gestisce un sito con contenuti statici, ovvero che vengono caricati una sola volta sul server e poi inviati di continuo a chi naviga. Così si potrebbe risparmiare sul traffico dati generato. Trattandosi di un progetto completamente open source, è possibile che in futuro anche questo problema venga meno.
Nonostante la sempre più capillare diffusione di connessioni a banda larga, ottimizzare le dimensioni dei file da trasferire su Internet resta di primaria importanza. Una riduzione pari a qualche kB in un singolo documento o archivio può influire per diversi GB se i download generati sono molti. Una curiosità: il nome è ispirato a una ricetta svizzera.